Nelle sue ultime ore, in un giorno di luglio di cinquant’anni fa, Cass Elliot aveva tenuto un concerto a Londra, aveva partecipato alla festa di compleanno di Mick Jagger e a un brunch in suo onore. Cass Elliot, per tutti Mama Cass, uno dei membri fondatori della band The Mamas & the Papas, stava finalmente vivendo il suo momento d’oro. Per tutta la vita aveva affrontato l’obesità, i tormenti sul proprio aspetto e il body shaming, ancora prima che dessimo un nome a quest’orrendo gesto di discriminazione. Questo è il resoconto di quanto accadde.
«Dopo lo spettacolo Cass fu vista a una festa nella casa londinese di Mick Jagger, c’erano, tra gli altri, anche Bob Dylan, Pete Townshend dei Who e Keith Richards. Andò via quasi subito, sembrava stanca e affaticata e si fece accompagnare nella casa che aveva affittato al centro di Londra. Prima di mettersi a letto fece una telefonata a Michelle Phillips che stava dall’altra parte del mondo, l’unica vera grande amica che le era rimasta, per dirle che era entusiasta, eccitata e veramente felice di come il concerto fosse andato.
Quella notte, Cass morì nel sonno a causa di un attacco cardiaco dovuto a una malformazione del miocardio sviluppatasi a causa della sua obesità. Aveva trentadue anni, era solo una ragazza, una dolce e bella ragazza.
Ellen Naomi Cohen per tutta la vita, a causa del suo peso, fu vittima di body shaming, una cosa orribile, disdicevole. La sua bellissima voce, la sua verve, il suo mettersi in gioco, le sue qualità artistiche e umane furono messe da parte da un gran numero di giornalisti che preferirono affilare la lama del coltello delle parole e affondare quanto più potevano nelle debolezze e nelle fragilità di una ragazza che veniva dal nulla infierendo senza pietà e non perdonandole mai niente.
Cass ha continuato con coraggio e abnegazione a cantare ed è diventata il simbolo dei deboli, degli esclusi, degli irrisi, degli umiliati e feriti nella loro dignità e dei mai ascoltati. Non ebbe pace nemmeno dopo la morte. Ci fu un accanimento mediatico che divenne morboso, ossessivo, quasi maniacale quando iniziò a circolare la leggenda metropolitana che fosse morta soffocata da un tramezzino al prosciutto. Nonostante l’autopsia avesse confermato che la morte fosse sopraggiunta per infarto e, tra l’altro, nel suo corpo non vi fosse alcuna traccia di droga, questa malignità è circolata per lungo tempo e nonostante le numerose smentite ha preso piede ulteriormente per una battuta di Mike Myers nel film Austin Powers che provocò l’indignazione di Vanessa, la figlia di Cass, che in un’intervista televisiva ritenne opportuno ribadire per l’ennesima volta e definitivamente ciò che confermò la perizia del medico legale: la mamma era morta per un infarto.
Vanessa, per volontà della madre, non seppe mai chi era il suo padre biologico fino a che, con l’aiuto dell’onnipresente Michelle Phillips, scoprì essere Chuck Day, cosa resa pubblica dopo la morte di quest’ultimo.
Il 3 ottobre 2022 Cass Elliot è stata onorata sulla Hollywood Walk of fame e la sua stella si trova al 1708 di Vine Street, un atto doveroso verso questa grande cantante dall’anima meravigliosa e, a parer mio, anche una sorta di espiazione dell’America, quella vera e sana, un chiederle scusa per non averle quasi mai dato in vita quello che avrebbe certamente meritato, almeno sotto il profilo umano.
Inoltre, dal 1998, con i The Mamas & the Papas è stata inserita nella Rock and Roll hall of Fame per il contributo dato all’industria musicale e per essere stati uno dei gruppi americani più famosi al mondo».
“Make your own kind of music
Sing your own special song…”
Canta sempre la tua canzone.
Ellen Naomi Cohen
Cass Elliot
Baltimora 19 Settembre 1941
Londra 29 luglio 1974
Il testo è tratto dalla monografia di Pino Ciccarelli dedicata a Cass Elliot, edita nel 2023 dalla casa editrice Marotta&Cafiero all’interno della collana Le Farfalle.
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