Control Z e i segreti dei teenager

Prendi Elite mischialo con Black Mirror, Gossip Girl  e Tredici ed ecco a te CONTROL Z.

CONTROL Z è un teen drama messicano creato da Carlos Quintanilla sviluppato per Netflix da Lemon Studios.  

La trama

La storia inizia con l’introduzione del personaggio di Sofia (Ana Valeria Becerril) un’adolescente introversa, soprannominata dai compagni come “la matta” per un non meglio chiarito passato oscuro.
Sofia, la classica ragazza con poca voglia di vivere, centinaia di complessi e cupi pensieri, ci dà modo di conoscere i suoi compagni, in quanto è l’unica ad osservare in maniera attenta a volte maniacale tutto ciò che la circonda.
La storia si sviluppa all’interno di un istituto superiore per ricchi a Città del Messico, ma potrebbe essere ovunque perché non ha alcuna caratterizzazione locale. I protagonisti sono un gruppo ben  assortito tra: bulli, influencer, giovani viziati già alcolizzati che giocano a fare gli adulti e reginette di bellezza.

Durante un’assemblea scolastica, viene trasmesso un video che rivela tutti i segreti di una studentessa molto popolare.  Sofia, acuta osservatrice, con l’aiuto di un nuovo studente  Javier (figlio di un ex stella del calcio)  si occupa di indagare alla ricerca del colpevole, non certamente senza secondi fini. Colui che ha hackerato i telefonini di tutti gli studenti dell’ istituto ha iniziato un gioco al massacro condito da minacce e prove di amicizia. Come tutti anche Sofia nasconde qualche cosa e ha ogni interesse a scovare l’hacker, prima che venga rivelata anche la sua scomoda verità.
Risolto il giallo nella prima stagione, un nuovo mistero verrà risolto nella seconda: stavolta una persona che si firma come “Il Vendicatore” fa del male a tutti coloro che hanno contribuito alla morte di un compagno.

Superficialità e abusi

I toni  e i temi di CONTROL Z sono quelli del melodramma adolescenziale:  invidie e tragedie tipiche di quelle età, in ogni cultura. L’ambientazione messicana è praticamente invisibile. Di diverso rispetto a molte altre serie simili CONTROL Z ha una certa spudoratezza che si esprime anche nel divieto ai minori di 14 anni, e che le consente di mettere in scena sessualità e comportamenti (a)sociali in maniera più esplicita del consueto. Più che un teen drama, CONTROL Z è  una serie young-adult, che mette anche in guardia anche  i genitori dai pericoli legati alla tecnologia e dai segreti nascosti dai figli nei cellulari.

Poiché tutto si svolge a scuola, questa rappresenta una mini riproduzione della società, con annessa una scala di valori ( inesistente) e una scala sociale pensatissima. È evidente un gruppo di leader che occupa le posizioni più alte della piccola società e che anche fisicamente si prende il centro della scena, sedendosi sulla grande panchina di design al centro del cortile, perfetti nei loro look, intoccabili, amici solo di sé stessi.

Ci sono la presidentessa del comitato che si occuperà della grande festa imminente, la più bella della scuola, il figlio del politico, il bullo e così via. Ottenere il permesso di sedersi proprio lì è già di per sè un grande onore, e persino la fidanzata di uno di loro, che però non appartiene allo stesso livello sociale, viene scacciata in malo modo, perché “non si può dare l’ìmpressione che chiunque possa venire al nostro posto”.  Scendendo questa piramide troviamo le ragazze invidiose delle leader, i seguaci che bramano il quarto d’ora di popolarità, gli isolati, gli strani, i diversi. All’ultimo gradino della scala c’è Raul, un ragazzo timido e debole, che ama disegnare e che viene bullizzato in continuazione da Gerry e dal suo gruppo.
Praticamente ogni personaggio incarna  uno stereotipo che può avere qualche chance di redenzione ma soltanto dopo che il segreto sul proprio conto è stato rivelato.
Il personaggio di Sofia sta a rappresentare la ragazza diversa che ha una sua genialità, un alto potenziale che non sfrutta perché annoiata da questa vita falsa e ipocrita. La sua genialità  alla Sherlock è in realtà una banale osservazione di ciò che si trova davanti, una scelta che forse può pagare in termini di immedesimazione ma diciamoci la verità molte cose lo spettatore le capisce prima che ci arrivi Sofia e tutto il suo ingegno.

Aspettative e delusioni

CONTROL Z è una serie adrenalinica, ti coinvolge e si fa seguire, certo non è perfetta e ci sono vuoti narrativi.
I temi adolescenziali  affrontati  sono tanti e diversi, forse troppi per essere approfonditi come meriterebbero, ma comunque di grande attualità: il bullismo, l’essere transgender, l’omosessualità, i rischi dei social, i lati oscuri della tecnologia e il rapporto coi genitori.

Tutta la parte investigativa è raffazzonata, con leggerezze e coincidenze troppo banali per apparire reali.
La sceneggiatura lascia troppo spesso da parte un ragionamento realistico per distogliere lo spettatore con continui colpi di scena. Più volte mette in primo piano situazioni e personaggi che sembra debbano ricoprire una certa importanza per poi abbandonarli quasi del tutto, come a voler confondere le acque a non farti credere che il caso sia così facile da risolvere.

Nonostante le imprecisioni e i  difetti siano  tanti, bisogna ammettere che non ci si annoia durante la visione di CONTROL Z. Sicuramente  aiutano  la breve durata degli otto episodi (circa 35 minuti ognuno) e la (eccessiva)  quantità di colpi di scena che mantengono sempre alta l’attenzione.

Il ritmo imposto da Carlos Quintanilla risulta indubbiamente avvincente.
La violenza è molto presente in CONTROL Z, una violenza che fa riflettere sulla crescente rabbia e sulla frustrazione che affligge le nuove generazioni, ma che, nel contesto della serie TV, rischia insieme ai tanti altri accenni a temi e dinamiche che andrebbero maggiormente approfondite, di deviare bruscamente dal tema principale: i pericoli della diffusione dei dati personali in rete.

Nulla da dire sul cast e sulla qualità delle immagini. La risoluzione del mistero dell’identità dell’hacker  e del vendicatore nella seconda stagione,  è orchestrata in maniera furba, rispondendo a quasi tutte le domande che la serie aveva posto nelle prime puntate.

Anna Chiara Stellato

Giovane napoletana laureata in lettere, da sempre innamorata della sua città, del dialetto e della storia di Napoli. Lettrice compulsiva, appassionata di cinema d’autore e di serie tv. Sorrido spesso, parlo poco e non amo chi urla.

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