Ricordando Alan Parker

Alan Parker (1944-2020)

Il 31 luglio 2020 si è spento all’età di 76 anni il regista britannico Alan Parker. Lontano dalle scene ormai da vent’anni, nella sua carriera è stato in grado di segnare profondamente il nostro immaginario e non è eccessivo dire che ognuno di noi porta nella sua mente almeno un’immagine o una melodia legata al cinema di Alan Parker. 
Conosciuto soprattutto per i drammi d’impegno civile e ancor di più per film musicali, Alan Parker è stato un regista in grado di alternare grandi produzioni hollywoodiane a piccoli film europei low budget e ha raccontato spesso grandi storie dirigendo sempre superbamente i propri attori e sapendo sfruttare al massimo la componente musicale.

Scene rimaste nel nostro immaginario

Una scena di Pink Floyd – The Wall

I ragazzi affamati di fama che ballano sulle note di Fame in Saranno famosi, la marcia dei martelli animati di Another brick in The Wall dei Pink Floyd in The Wall o Madonna che canta Don’t cry for me Argentina dal balcone nella casa Rosada sono scene potenti rimaste nell’immaginario collettivo, dove musica e immagine sono diventate indissolubili. Ma questi sono soltanto alcuni titol, quelli  più famosi e più popolari. Andiamo dunque a ripercorrere la carriera straordinaria di questo cineasta inglese in grado di conquistare e scuotere Hollywood con i suoi film mai scontati.

Tra musical e denuncia

È un musical il suo primo film, Piccoli Gangster (Bugsy Malone, 1976), con una Jodie Foster bambina: un musical atipico, con un cast tutto di bambini e pensato per piacere a un pubblico di ogni età. È il trampolino di lancio, ma prima che qualcuno possa proporgli un film per famiglie Alan Parker cambia subito genere e sorprende tutti con un film violentissimo e controverso, che gli porta aspre critiche e forti reazioni diplomatiche, ma anche una pioggia di nomination agli Oscar, inclusa quella per la miglior regia. Si tratta di Fuga di mezzanotte (Midnight Express, 1978), col quale si fa chiaro l’altro grande interesse di Alan Parker: quello per le storie vere che mettono in scena casi eclatanti di ingiustizia. Questo cupissimo dramma di forte impatto emotivo è basato infatti sull’esperienza di un cittadino statunitense ingiustamente incarcerato in Turchia. A scriverne la sceneggiatura è nientemeno che Oliver Stone, allora ancora sconosciuto e non ancora regista, che riceve così la sua prima nomination agli Oscar. A vincere la statuetta è invece la colonna sonora, composta da Giorgio Moroder.

Locandina del film scandalo Fuga di Mezzanotte

L’amore per la musica

Cambio completo di toni con il film successivo, destinato a diventare un grande successo soprattuto di pubblico: Saranno famosi (Fame, 1980), che darà vita anche a una serie Tv, un remake, programmi Tv e vincerà nuovamente agli Oscar nella categoria musicale, questa volta per il miglior brano, quella Fame di Irene Cara che nel ritornello canta al mondo “Remember my name, fame! I’m gonna live forever”. Ambientato in un’accademia contemporanea, il film è un musical che mette in scena le sfide quotidiane degli aspiranti artisti con un taglio dolceamero e un cast di autentici studenti.
Cede al richiamo della musica anche con il film successivo, destinato a diventare un cult tra i fan dei Pink Floyd: The Wall è infatti la trasposizione cinematografica dell’omonimo album della band inglese. Il film mescola in modo innovativo live action e animazione e mette in scena le vicende dell’alter ego del frontman Roger Waters, impersonato dalla rockstar Bob Geldof.

Una scena musicale di Saranno famosi

Il favore della critica e il coraggio di rischiare

Due anni dopo ecco un’ulteriore svolta, che porta Parker a vincere a Cannes il Grand Prix: il film è Birdy – Le ali della libertà con Matthew Modine e Nicolas Cage. Sua prima trasposizione letteraria (il romanzo era di Wiliam Wharton), la pellicola narra le conseguenze psicologiche della guerra nei veterani del Vietnam: con sensibilità e lirismo, Parker confeziona un dramma solido e commovente.
La mossa successiva è rischiosa: un horror (l’unico della sua carriera) “esoterico” ad alto tasso di violenza che divise la critica e scandalizzò il pubblico: Angel Heart – Ascensore per l’inferno (1987). Col tempo, questo film in bilico tra Kitsch ed esercizio di stile con Robert De Niro e Mickey Rourke mattatori è diventato un cult tra gli appassionati dell’horror.
Con il film successivo Parker torna nelle grazie di Hollywood e riceve la sua seconda nomination all’Oscar: Mississippi Burning – Le radici dell’odio, è un solido dramma sociale con Gene Hackman e Willem Dafoe ispirato a un fatto vero, un altro vergognoso caso di odio umano: la scomparsa di tre giovani attivisti per i diritti degli afroamericani nell’America degli anni Sessanta. Speculare a Fuga di Mezzanotte, questa volta mette alla berlina la crudeltà e l’inciviltà dei suprematisti bianchi statunitensi.
Gli anni Novanta annoverano i primi flop del regista, il dramma storico Benvenuti in paradiso (Come See the Paradise, 1990) e la sua unica commedia, Morti di salute (The road to Wellville, 1994) entrambe produzioni hollywoodiane.

The Committments

L’omaggio all’Irlanda

È tornando in patria e lavorando a piccole produzioni low budget con attori sconosciuti che torna a dare il meglio di sé. The Committments, nel 1991, è una sorta di manifesto per una generazione e un’intera nazione. Adattando sullo schermo il romanzo culto di Roddy Doyle, Alan Parker non compie soltanto un grande atto d’amore nei confronti della musica, ma anche un tributo a un popolo, quello irlandese, e il risultato è un grande inno alla vita. La musica è centrale nel film, ma non si tratta di un musical, bensì di una chiassosa ed energica commedia che mette in scena le sfide di un gruppo di sgangherati ragazzi che sognano il rock. L’eco di Saranno famosi è innegabile, ma qui non vi è nulla di hollywoodiano e di pop. Siamo nell’Irlanda povera ma vivace degli anni Novanta e Parker porta lo slang giovanile dublinese nelle sale di tutto il mondo. La colonna sonora è un grande successo, pur senza aver hit radiofoniche.
L’empatia e l’interesse per il popolo irlandese tornano anche alla fine degli anni Novanta: Le ceneri di Angela (Angel’s Ashes, 1999) è un altro adattamento di un bestseller irlandese. Questa volta siamo nell’Irlanda degli anni Trenta descritta da Frank McCourt: poverissima e bigottissima, sempre grigia e piovosa, dove una famiglia lotta per la sopravvivenza. La solida e drammatica performance di Emma Watson è affiancata da quella del piccolo protagonista, che con facilità commuove lo spettatore. Un film che non può lasciare indifferenti.

Evita

Ma occorre tornare indietro per trovare il film più chiacchierato e atteso della carriera di Alan Parker, nonché il suo unico colossal: l’adattamento cinematografico di uno dei musical più amati di tutti i tempi, Evita di Andrew Loyd Webber e Tim Rice, che ripercorre sotto forma di epopea musicale, la breve vita della first lady argentina Eva Duarte Peron. La regia di questa rischiosa trasposizione gli era stata offerta già nel 1979, poi era stato Oliver Stone a prendere in mano il progetto, senza successo, finché Alan Parker non venne di nuovo coinvolto nel 1994. Inizialmente restio, alla fine accettò la sfida. Una sfida resa ancora più grande dalla decisione di affidare il ruolo da protagonista a Madonna, indesiderata dai nostalgici della vera Evita. Alla fine Madonna vinse il Golden Globe come migliore attrice e il film fu un successo commerciale nonostante le due ore completamente prive di dialoghi. Candidato a cinque premi Oscar, questo musical di stampo classico venne apprezzato per l’accurata e sontuosa ricostruzione storica delle scenografie e dei costumi e per la fedeltà al solenne musical del 1976.

Madonna in Evita.

L’ultimo film

L’unico a non mettere passione nel progetto però, sembra proprio essere Alan Parker, che ritorna a Hollywood nel 2003 per un film che probabilmente è più nelle sue corde per la tematica civile: The life of David Gale, una riflessione che costringe lo spettatore a una forte presa di coscienza, in questo caso sulla pena capitale ma anche sul confine tra ideologia e fanatismo. Interpretato da un trio di bravi attori come Kevin Spacey, Kate Winslet e Laura Linney, il film è stato stroncato dalla critica e purtroppo rimane l’ultima opera di questo regista che ha abbandonato il cinema troppo presto ma ci ha comunque lasciato tanti lavori importanti che ci hanno fatto pensare, arrabbiare, ballare e cantare.

Carlo Crotti

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