Racconto: Mulini a stento – Giulia Schiavoni

Pubblichiamo il racconto Mulini a stento di Giulia Schiavoni, contenuto in Déjà vu. Altre storie, altro presente, edito dalla Alessandro Polidoro editore, in collaborazione con Grado Zero.


Nell’ufficio di via Paladino 8, situato nella ridente cittadina di Brugherio, provincia di Monza e Brianza, il signor Alonso si agitava sulla poltrona ergonomica. Stringeva i braccioli con le mani, spingeva con le braccia sollevando di poco il sedere per poi ricadere sulla seduta e risaltellare in una nuova posizione. Non si dava pace. Facebook era un pullulare di notizie sconcertanti. E lui, proprio lui, che portava avanti l’azienda di famiglia che da generazioni prosperava e dava lavoro a sei qualificati dipendenti, proprio lui si sentiva impotente e inutile.

#dovesiamofiniti #bisognafarequalcosa #èoradiagire

L’attempato manager era allora scattato in piedi, aveva spalancato la porta dell’ufficio e, attraversato il piccolo corridoio, era irrotto nell’ufficio di fronte.

«Sancho, dobbiamo partire, non si può più aspettare».

«Come, signor Alonso? Che dice?».

«Sancho, sei il mio dipendente più fidato. Nel mondo ci sono tante, troppe ingiustizie, troppa violenza, troppi misfatti impuniti. Lo stato non fa che aumentare inutilmente le tasse e non fa nulla per proteggere i più deboli. Ho bisogno del tuo aiuto; pagherò io le tue spese, in cambio tu sarai menzionato con nome e cognome nella biografia che mi chiederanno di scrivere una volta che l’opera sarà conclusa».

Alonso imperava nella sua altezza sulla scrivania polverosa di Sancho. Sancho, dal canto suo, operoso e sottomesso, se ne restava seduto e adorante.

Nella sua camicia di cotone fino, i pantaloni arrotolati sul fondo a scoprire le caviglie, e i mocassini di marca, Alonso risultava fuori luogo per la sua età. Tuttavia la sua posizione e il suo tono convincente avevano pervaso Sancho; che era sì un buon lavoratore, ma non eccelleva per logica e senso pratico.

#ladecisioneèpresa #ilmondohabisognodinoi #prontiperlapartenza

Il viaggio sarebbe cominciato l’indomani. La Harley Davidson di Alonso era datata e forse necessitava di una revisione, ma con qualche scoppio fuori tempo faceva ancora il suo dovere. Con le bisacce ricolme e i caschi ben allacciati i due uomini salirono in sella. Così l’aspirante eroe, magro e alto, alla guida, e il panciuto aiutante appollaiato dietro, partirono roboando.

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Erano passate ormai diverse ore quando la natura dovette imporre ai due di fermarsi. Un autogrill da poco segnalato fece proprio al caso loro. Smontarono di sella massaggiandosi lo stanco posteriore.

#sostapipì #noncifermanessuno #primatappa

Sancho, che sentiva i morsi della fame, propose di approfittarne anche per il pranzo. Ma proprio in quel momento una folata di vento fece aprire con forza la porta d’ingresso dell’autogrill, che andò a cozzare contro il corpicino di un’ignara giapponesina, che attardatasi a raggiungere il proprio gruppo sul pullman stava transitando in quell’esatto istante.

L’urto fece capitombolare la poveretta, che un po’ confusa e parecchio imbarazzata si risollevò veloce, guardandosi intorno e sperando di non esser stata notata.

Ma gli occhi di un gentile cavaliere avevano notato l’imperdonabile sgarro.

#donzellaindifficoltà #menomalecisiamonoi #questesonocosedauomini

«Sancho! Come ti viene in mente di mangiare in questo momento! Non hai visto? Dobbiamo intervenire!» esclamò Alonso in preda ai tremiti.

Sancho si allontanò alla ricerca di un’arma adatta.

Alonso invece si lanciò in soccorso della donzella. In pochi passi fu sul luogo del misfatto e arrotolatosi il cardigan intorno al pugno prese a dare tali e tante botte all’oltraggiante infisso che questi dovette cedere, cadendo in mille briciole di vetro.

#qualcunohaavutoquellochesimeritava #fattoapezzi #ilbenehasemprelameglio

Osservando orgoglioso l’opera si rivolse allora alla gentile signorina, e muovendo qualche passo verso quegli occhioni neri spalancati e spaventati le tese una mano di conforto. Quella gridò tanto forte da far tremare le briciole a terra e si diede a una fuga così disperata che perse una ciabatta e nemmeno si fermò a recuperarla. Balzò nel pullman con agilità leprina e scomparve.

Sancho arrivava allora affannando sotto la mole del suo stesso corpo, portando con sè un grosso bastone che aveva cercato con cura fra le sterpaglie dei fossi adiacenti. Purtroppo il tempismo non era stato dei migliori.

#Sanchoseiinritardo #Sanchocihaiprovato #Sanchoaiutantetuttofare

«Hai visto Sancho? Quella ragazza si è talmente spaventata dell’aggressione che non ha neppure avuto lo spirito di ringraziare il suo salvatore».

Sancho guardò prima il bastone, fece per tenderlo al suo signore, poi ritrasse le braccia. Infine arcuò le labbra per tornare all’argomento pranzo; ma fu prontamente interrotto.

«Bene Sancho, la prima delle nostre buone azioni è compiuta. Non serve restare in questo luogo. Dobbiamo subito ripartire. Ci sono molti altri torti da vendicare e donzelle da salvare. Presto, monta in sella».

#nessunopuòfermarci #imigliori #versolaprossimaavventura

«Ma…» abbozzò Sancho affamato e stanco.

Troppo tardi però, Alonso già stava scaldando il motore.

Lasciò allora cadere il bastone e volendo dare il suo contributo alla prima delle loro epiche imprese, diede un calcio ben assestato ai vetri frantumati ai suoi piedi. Questi si sparsero a raggio producendo sottili tintinnii. Con espressione soddisfatta raggiunse Alonso, ed entrambi fieri per quella giornata proficua ripartirono per la seguente avventura.

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I due, dopo giorni di viaggio e innumerevoli sforzi in nome della giustizia erano ora giunti in una cittadina calma e ordinata, che presentava, all’apparenza, una situazione di proficua stabilità.

Alonso, nel compiacersi di tanta pace e assenza di malefatte a cui porre rimedio, si sentì così ispirato da invitare Sancho a servirsi di una lauta colazione presso il più bel bar disponibile. Questo bar, che affacciava su un’ampia piazza dove qualche piccione becchettava qua e là, disponeva di graziosi tavolini con sedie abbinate che permettevano agli avventori di gustarsi le leccornie all’aperto, nel tepore mattutino. Proprio in questa situazione si trovavano Sancho e Alonso. Il primo, beato, si abbuffava di pasticcini e brioches con avida ingordigia; il secondo, rincuorato dai successi ottenuti, rifletteva sulla successiva meta.

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«Sancho, credo che questa cittadina non abbia bisogno di noi. Partiremo finita la colazione». Affermò Alonso con fermezza.

Sancho, che finalmente si godeva il meritato riposo, sobbalzò. «Ma siamo appena arrivati». protestò.

«Non serve che restiamo, non vedi? Fortunatamente esistono al mondo luoghi sanificati dal male».

Alonso, colmo di orgoglio per quella situazione atipica, gongolava tra sé e sé convinto di aver trovato un piccolo santuario.

Dovette quindi ricevere un’onta gravissima quando uno dei piccioni della piazza, forse mosso da troppa confidenza, osò posarsi sul tavolino. Il pennuto, malamente scacciato riuscì però a sottrarre un tocchetto di pastafrolla, e trovandosi a dover fare ritirata prima del previsto, forse per istinto o forse per ripicca, si scaricò proprio mentre prendeva il volo.

Alonso si ritrovò dunque con un ciuffetto di piume che cadevano davanti a lui e una grossa, molliccia, deiezione nel caffè.

#nessunluogoèsicuro #ilmalesinascondeovunque #orroreacolazione

Afferrata dunque l’arma più vicina, una Gazzetta dello Sport, e prontamente arrotolatala, balzò in piedi. Nella foga urtò il tavolino facendo rovesciare la tazza di caffè ed escremento che schizzò sul cabaret di pasticcini di Sancho. Questo fu troppo anche per lui.

Nella piazza un uomo alto e magro rincorreva urlando i piccioni; brandiva un giornale tentando di colpirli in volo. Saltellava da una parte all’altra in una danza di battaglia. Insieme a lui, un secondo uomo, più basso e largo, armato di un cabaret dorato, lanciava con estrema precisione pasticcini di ogni tipo. La battaglia fu aspra: molti colpi andarono a vuoto; molti centrarono il bersaglio. La piazza si fece un’esplosione di piume e crema pasticcera.

#ancoraunavolta #feritimavincitori #abbiamofattoilnostrodovere

Scacciati tutti gli impuni malviventi, i due, esausti e lerci, si scambiarono sguardi d’intesa. Sancho però cambiò presto espressione, notando che uno dei suoi lanci aveva colpito il suo signore proprio in pieno volto. Nondimeno il dolce proiettile doveva essere uno di quelli colpiti dall’ondata di caffè contaminato, perché proprio sulla guancia del signor Alonso colava molliccia la deiezione infamante.

Alonso dovette capire la situazione, e se dapprima non nascose il ribrezzo, in un secondo momento abbandonò l’offesa materiale per dar libertà alla più alta e nobile riconoscenza verso il fedele servitore. Fu allora che il signor Alonso, riassestata la giacchetta e ritrovata la posizione eretta e autoritaria, intervenne ponendo fine alla dannazione interna del fedele Sancho: «Meglio la vergogna sul viso che una macchia sul cuore».

#tuttoèbenequelchefiniscebene

Giulia Schiavoni

Grado Zero è una rivista culturale online, nata dall’incontro di menti giovani. Si occupa di cultura e contemporaneità, con particolare attenzione al mondo della letteratura e del cinema.

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