Dimenticati nel cassetto: suggerimenti di lettura sparsi per l’anno nuovo
Cosa c’è di più bello che sprofondare in una comoda poltrona di cuoio antico, con accanto una tazza bollente di tè nero e profumato, e immergersi in una lettura traboccante di aspettative alla luce fioca della nostra abat-jour preferita? Una morbida trapunta calda sulle ginocchia, qualche dolcetto al cioccolato, il rumore ovattato della neve che cade dal cielo e si posa quieta sugli aghi degli abeti. Ma quale libro scegliere? Ecco un rapido elenco di “Dimenticati nel cassetto” perfetti per essere riscoperti con l’anno nuovo.
Un delitto – Georges Bernanos
Durante la sua prima notte a Mégère, gelido borgo nascosto nell’inverno delle Alpi, un giovane prete sente uno sparo. Così ha inizio “Un delitto”, oscuro racconto dell’animo umano. E più il nuovo curato attira a sé gli altri personaggi per la delicatezza del proprio aspetto e dei propri modi, più la storia si fa enigmatica e suggerisce che non tutto è come appare. L’inverno – poi – è il secondo, grande protagonista del romanzo. Pare di sentirlo, quel vento implacabile che solleva le nere sottane del prete e fa frusciare e turbinare ogni cosa. E quelle sue mani delicate, quasi femminili, che avvolgono infreddolite una tazza di tè – ma saranno davvero innocue? – non vorremmo forse scaldarle?
Bernanos riesce a immergerci con mostruosa abilità esattamente in quel borgo e in quel preciso istante, come se ci mostrasse una fotografia. E la nostra stanza diventa la stanza del giovane curato, e quel freddo che sente ci entra nelle ossa, come le sue paure. Imperdibile per chi ama l’inverno e il piacere di sentirsi protetto e al caldo, come per chi subisce il fascino dei rompicapi e del male oscuro dell’umanità.
La settimana bianca – Emmanuel Carrère
Romanzo affine al precedente per tematiche (il male, assoluto e irredimibile) ed ambientazione (un cupo paesaggio alpino schiacciato dal peso e dalla monotonia della neve), “La settimana bianca” ha la peculiarità di mostrarci il punto di vista di un bambino. Apparentemente la storia è semplice: Nicolas deve recarsi in montagna con la sua classe per una gita scolastica. Per la prima volta i genitori saranno i grandi assenti, ma sarà davvero così?
Chiuso nel suo chalet di legno, notte dopo notte Nicolas verrà turbato da incubi spaventosi, suggestionato – forse – dal libro che legge di nascosto e dal quale è morbosamente attratto. Ma il libro non è altro che uno specchietto per le allodole e ben presto il lettore si accorgerà che sul bambino incombe una terribile minaccia: siamo sicuri che si tratti solo di incubi e non di realtà? Scritto in modo asciutto e impeccabile, il libro ci preannuncia il futuro successo di Carrére con la tematica del Male (per altro, ricordiamo che “La settimana bianca” altro non è che la sua personalissima declinazione di narrativa di invenzione, fortemente influenzata dal tema che poi prenderà la forma del romanzo di verità “L’avversario”). Imperdibile per chi ama le suggestioni che la paura può plasmare dentro di noi e che non teme di ritrovarsi faccia a faccia con l’orrore.
Il bambino e la montagna – Torbjørn Ekelund
La storia ci narra di un padre e un figlio che decidono insieme di fare una spedizione sul monte Styggemann, luogo dove nel 1894 si perse il piccolo Hans Torske. In questo breve romanzo, impreziosito da una bellissima immagine di copertina, Ekelund riesce a mostrarci l’importanza della Natura incontaminata e del rapporto che l’uomo dovrebbe avere con essa. Seppure noncurante delle nostre esistenze – al punto da lasciar morire assiderato un bimbo di sei anni sopra una roccia – la bellezza della natura ci riempie gli occhi e i polmoni e ci svuota la mente.
Il tema non è certo originale, ma la forza di questo lungo racconto sta tutta dentro l’ascesa alla montagna, nelle descrizioni dei paesaggi nordici, dei silenzi dopo un temporale, dei pasti frugali, delle piccole cose, insomma. “Il bambino e la montagna” diventa dunque una delle tante storie simbolo di una condizione universale: la piccolezza dell’uomo di fronte alla forza e all’indifferenza della natura. Imperdibile per chi ama l’essenzialità degli scrittori nordici e per chi vorrebbe fuggire, almeno per un attimo, dalla propria città per raggiungere l’ignoto, verso il muschio e la solitudine dell’ancora incontaminata natura scandinava.
Nelle foreste siberiane – Sylvain Tesson
Ancora più drastica ed estrema rispetto al libro precedente appare l’esperienza di fuga che in questo romanzo a forma di diario ci regala l’autore, che ad un certo punto della sua vita decide di trasferirsi per alcuni mesi in una capanna presso il lago Bajkal. Vivrà lì, come un eremita o come un novello Thoreau, per per scoprire l’esistenza (o meno) di una propria vita interiore. Sì, proprio così, perché nel caos delle nostre vite operose non c’è spazio per lasciare voce alla riflessione e alla contemplazione.
A tratti struggente e a tratti ironico, “Nelle foreste siberiane” ci racconta un percorso di maturazione personale che porta l’autore a una maggiore consapevolezza di sé e del mondo. Imperdibile per chi ama le descrizioni liriche della natura e per chi crede che l’affollamento di persone e attività opacizzino la nostra capacità di critica e di riflessione e intralcino la nostra felicità.
La panne – Friedrich Dürrenmatt
A causa di un guasto all’automobile, Alfredo – un uomo in carriera convinto che l’onestà sia un valore sopravvalutato – è costretto a chiedere ospitalità in una casa isolata, nella quale sono riuniti quattro ex funzionari di giustizia: un giudice,un avvocato difensore, un pubblico ministero e un boia. Potete già immaginarvi la trama. I quattro pensionati, infatti, coinvolgono Alfredo in un gioco molto pericoloso: un finto processo a suo carico. In un crescendo di consapevolezza delle proprie mancanze, il romanzo si snoda nei meandri della mente del protagonista, incalzato dai quattro ospiti, fino alla logica conclusione che alla propria coscienza non si può sfuggire mai. In questo curioso e avvincente intreccio, l’autore ci mostra un ingranaggio perfetto di dialoghi e di riflessioni che non potranno lasciarci indifferenti. Imperdibile per chi ama i divertissements, i libri molto brevi, e le riflessioni metaletterarie.
Il terzo uomo – Graham Greene
Più sceneggiatura (di un famoso ed omonimo film) che romanzo, questo libro ci racconta le vicende dello scrittore Rollo Martins, approdato nella Vienna occupata dell’immediato dopoguerra in cerca dell’amico d’infanzia Harry Lime. Suo malgrado, Martins si troverà ben presto impaludato nella misteriosa morta di Harry.
Nel degrado e nelle macerie di una Vienna irriconoscibile ma pur sempre traboccante di fascino, seguiamo l’intreccio da spy story con il fiato sospeso, ma non solo. La bellezza, infatti, di questo testo risiede anche nella malinconia delle descrizioni di una città in ginocchio che si affida all’arte di arrangiarsi, e all’incanto struggente di alcuni suoi protagonisti, come la donna di Harry, austera, orgogliosa e impenetrabile, che con il suo cappotto nero si allontana lungo il selciato dopo la messa funebre come ci si allontana da una guerra o da un amore persi senza proprie colpe. Sconfitti – cioè – , con le lacrime nascoste dentro agli occhi, ma a testa alta. Imperdibile per chi ama gli intrecci vecchio stile e la patina sui ricordi, ma soprattutto per chi ama galleggiare a occhi chiusi dentro la propria nostalgia.
Sillabari – Goffredo Parise
Tra tutti i libri consigliati quello meno invernale ma più amato, i “Sillabari” ci offre però alcune descrizioni invernali che tolgono il fiato. Insieme di brevissimi racconti suddivisi per tematica in base all’alfabeto, quest’insieme di storie ci racconta in poche pagine la storia d’Italia. Toccante, amaro, ironico. Ci si può sprecare in complimenti, in quanto “Sillabari” si mostra come uno dei migliori (e meno noti) testi in lingua italiana del dopoguerra. Amore, ipocrisie, povertà, squallore, generosità. Ogni racconto ci racconta qualcosa di diverso ma molto puntuale. Bastano poche parole, a Parise, per dire l’indicibile ed evocare perfettamente una sensazione, un’immagine, un sentimento. Imperdibile per chi ama la Letteratura.
Anna Pietroboni