Loro sono Caino, la favola scheggiata di Flavio Ignelzi

Loro sono Caino, noi siamo Abele.

Una delle sorprese dell’ultimo anno editoriale è stata il primo romanzo di Flavio Ignelzi, Loro sono Caino (Augh! Edizioni). Ignelzi è già noto a chi frequenta il mondo della lit-web, perché autore di numerosi racconti apparsi su autorevoli riviste quali Verde, CrapulaClub, Cadillac, L’Inquieto, Carie e altre; oltre ad aver lasciato su queste pagine il suo Magneti sul frigo. Al di là del dato meramente biografico, però, quest’informazione è utile all’interpretazione di Loro sono Caino perché ci segnala una certa affinità della penna con la forma breve e giustifica la precisa definizione, in quarta, di «favola nera scheggiata come un mosaico».
Ma procediamo con ordine.

Il romanzo

In Loro sono Caino una giovane donna torna al paese d’origine per scappare dalle amicizie, una deludente carriera universitaria e un ex fidanzato violento e misogino. Al suo paese, però, nella casa d’infanzia nascosta tra i boschi, ritrova ancora vive vecchie superstizioni e pregiudizi contro la famiglia. Intanto la cittadina è in fermento, il meteo ha annunciato una violenta bufera e i più sono corsi all’assalto delle provviste prima di barricarsi in casa. A ciò si aggiunge la vicenda di una commessa di mezz’età, assidua frequentatrice di chat erotiche, con la fama di “ianara”, che, proprio la notte della bufera, decide di incontrare un insistente spasimante.
Infine, sul paese piovono ragni.

Favola nera scheggiata

Il quadro è chiaro, ma la favola è scheggiata. Perché, pur definendo tutti gli elementi della trama, la narrazione procede per frammentazione. Una frammentazione che non ricorre alla semplice, e ormai nota, soluzione della scomposizione e riorganizzazione della fabula. Ciò che Ignelzi realizza, con precisione (e gusto, direi), è un totale riassemblamento degli elementi coinvolti nella scrittura; che sia sul piano linguistico (si veda il mescolamento di registri alti e bassi), sul piano sintattico (la composizione degli enunciati che di volta in volta si rinnova o ridefinisce – come nel caso delle conversazioni in chat), sul piano narratologico (dove i personaggi, tra salti temporali, comparse e scomparse, velano e svelano le loro caratteristiche in punti cruciali della storia), o sul piano sensoriale (su tutte la percezione di “Gomma, terra e sugo” che, col progredire del libro, sembrano assumere sempre nuove connotazioni; oltre a definire un radicato rapporto con l’ambiente), questo principio persiste.

Loro sono Caino è quindi un romanzo in cui l’intera storia è scheggiata perché l’autore, abilmente, è riuscito a individuare all’interno di ogni unità narrativa piccoli elementi da ridistribuire nel testo e realizzare l’effetto scheggia di cui parla la quarta di copertina. Un effetto che, d’altronde, contribuisce a tener viva la partecipazione del lettore: invitato a riconoscere gli elementi e a orientarsi nella storia alla ricerca della verità. Un gioco, questo, tra testo e lettore avviato più di un secolo fa da Edgar Allan Poe e che, nei casi più riusciti, pone ogni testo sotto la luce del processo investigativo.

Genere

Infatti, sebbene si parli di Thriller, Loro sono Caino si presta a ulteriori letture ed etichette. Perché se è vero che l’etichetta non è altro che una ‘piccola etica’ (e quindi foriera di un certo codice di comportamento), è anche vero che nella composizione frammentata del testo Ignelzi ha attinto a più generi letterari attribuendo alle varie unità, o scene, della storia una determinata connotazione: dal noir all’horror, dal tema folklorico incarnato nella figura della “ianara” alla ripresa di alcuni toni del realismo magico (in particolare nella scena della pioggia di ragni).

Afferro il pastello verde scuro e lo strofino sul foglio. Lo calco tantissimo perché il bosco è scurissimo. Poi ci strofino quello marrone, come i tronchi degli alberi, tante linee perché ci sono tanti alberi. Lascio uno spazio bianco al centro, è il posto dove disegnerò le Morge e pure lo spaventapasseri che fa Ma’ e che sta sempre lì, dritto, a sorvegliare tutta la valle.

Loro sono Caino, noi siamo Abele

Ma, andando oltre gli aspetti sperimentali del testo, Loro sono Caino è soprattutto un romanzo: una voce con una storia da raccontare. Una storia sulla violenza circostante che ci assale proprio quando, come Abele, crediamo di essere lì a compiere con innocenza il nostro dovere, a rispettare e difendere il nostro posto nel mondo, e una mano esterna – magari amica, fraterna – è pronta a colpirci.

Antonio Esposito

Antonio Esposito nasce a Napoli nel 1989. È laureato in Lettere e specializzato in Filologia moderna. Attualmente scrive racconti, pianifica romanzi e insegue progetti editoriali di vario genere. Da editor collabora con la casa editrice Alessandro Polidoro, dove dirige anche la collana dei Classici.

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