“Mentiras”: il tradimento nella letteratura contemporanea

Cosa si nasconde dietro un tradimento? Il fascino della seduzione, il peso del rimorso, una tacita voglia di rivalsa, il brivido del proibito…

Uno degli incipit più famosi della letteratura cita:

“Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”. 

Prendendo le mosse dalla celebre frase di Tolstoj, potremmo sottolineare come le ragioni che spingono a un atto di compromissione della fiducia non possano esser banalmente ridotte a una manciata di stereotipi.

A dar voce alle plurime intenzioni che si celano dietro un atto di tradimento ci pensa Mentiras, snella antologia di racconti edita da Alessandro Polidoro Editore, cui si deve il merito di aver nuovamente aperto al pubblico italiano il mondo della letteratura contemporanea ispanica.

Il libro, tradotto da studenti del Corso Specialistico in Traduzione Letteraria per l’Editoria – edizione 2015 – tenuto presso l’Istituto Cervantes di Napoli e all’Università “L’Orientale”, si propone di portare nel panorama italiano voci di scrittori spagnoli, alcuni già emergenti nel mercato libraio italiano, altri, vere e proprie rivelazioni.

(Come non manca di ricordare l’introduzione dell’antologia, lo stesso atto di traduzione porta con sé sfumature di tradimento: il traduttore tradisce la lingua madre del testo e ne eviscera il contenuto, per restituirlo, il più possibile conforme a quello originario, nella sua intatta veste di racconto.)

Il tradimento

La storia della letteratura è ricca di episodi di tradimento: la guerra di Troia vide la sua scintilla nella bramosia di Paride e nel tradimento di Elena, la bufera che percuote Paolo e Francesca è un vento di lussuria, così come l’arsenico di Emma Bovary portava il sapore dell’adulterio.

Il tradimento vagliato in Mentiras esamina in più riprese le infedeltà che possono ricorrere nei rapporti umani, siano essi rapporti genitoriali, amicali o storie d’amore. La compattezza dei racconti confeziona storie avvincenti e tra loro variegate, rendendo il libro un’antologia coesa e fornendo al lettore una coralità di visioni su una tematica ampiamente navigata come il tradimento.

Mentiras

Il pregio dell’antologia è la sua capacità di analizzare il tradimento nelle sue varie sfumature: ci sono voci di traditi e voci di traditori. 

Quello a cui l’antologia con i suoi vari autori sembra puntare non è mai la costruzione di un paradigma fisso e canonico: si cerca di sfondare le schematicità ordinarie, mettendo semplicemente il lettore dinnanzi a scenari multipli. Questa campionatura di intimità uniche produce un mosaico complesso, che riesce a render conto della multi-dimensionalità che si cela dietro ogni singola storia.

Anche nella disamina delle ricadute etiche e morali, i racconti non si mostrano mai banali. Prendendo a modello l’ultimo racconto, Siamo nei casini di Mercedes de Vega, si nota come l’autrice riesca a intrecciare due tematiche fragili e delicate quali l’adulterio e la scoperta di quest’ultimo da parte di un figlio. La scrittrice spagnola ha il merito di aver esaminato il tradimento non solo in quanto dramma in sé, ma anche mettendo in luce l’aspetto della ricaduta generazionale. Non vi è tuttavia, in questo racconto come in altri, la pesantezza del messaggio che una tematica simile porta inevitabilmente con sé: il racconto riluce per semplicità e linearità narrativa e ha il pregio di limitarsi a consegnare al lettore una realtà, dalla quale il singolo estrapolerà poi a proprio piacimento il significato che più lo aggrada.

Verso un lettore più consapevole

Ed è proprio questo che la narrativa contemporanea – e Mentiras, e i suoi autori con essa – sembra volerci testimoniare: ci troviamo nell’era della mancanza di una morale pre-costruita; sono i fatti a parlare. Il pedissequo tentativo di “far passare un messaggio” lascia i lettori stizziti e intolleranti: vi è un’esigenza diversa e più consapevole, che lascia ampio margine e riconosce un ruolo sempre più attivo al lettore, libero di giudicare da sé. 

Mentiras è anche questo: tante storie, tante verità. Un panorama corale, una riproposizione di unicum, spaccati di vicende personali che si presentano in tutta la loro vivace intimità, e che, ancora una volta, la letteratura è in grado “semplicemente” di raccontarci. 

Claudia Corbetta

Claudia Corbetta nasce a Bergamo nel 1995. Frequenta il liceo scientifico su consiglio dei genitori nonostante l’animo e il cuore siano sempre votati al settore umanistico. Un infortunio arresta la sua carriera atletica da quattrocentista ma le permette di avere più tempo per leggere, scrivere e perdersi in pensieri cavillosi. La sua dichiarata passione per la letteratura la porta a iscriversi alla facoltà di Lettere Moderne di Milano. Legge romanzi e ama la poesia. Ha sempre ritenuto la scrittura una parte fondamentale della sua vita. Giustifica il suo piacere di notomizzare attraverso il linguaggio con una citazione rivisitata di Thomas Mann, per cui se l’autore dei Buddenbrook sostiene che “l’impulso a denominare” equivarrebbe a un “modo di vendicarsi della vita”, la sua giovane età la porta ingenuamente a sostenere che per lei esso sia in realtà un “modo di conoscere la vita”.

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