Piccoli, grandi , aspiranti e navigati artisti del Cinemed

Al suo trentottesimo anno di attività, il Festival del Cinema Mediterraneo di Montpellier, Cinemed, continua ad ospitare artisti, anteprime, mostre, eventi e personalità legate al mondo della settima arte. Un modo per unire i popoli del bacino mediterraneo – e non solo – attraverso la passione per il cinema. La presidentessa del Festival Aurélie Filippetti, sottolinea che il Cinemed non è tanto un incontro di culture diverse, quanto un modo di “condividere tutti la stessa cultura”.

Lo scopo di questo articolo è quello di spostare l’attenzione dalle grandi case di produzione cinematografica, perlopiù americane, e di suscitare un pizzico di curiosità per quel cinema bistrattato dai grandi schermi e dalle case di distribuzione più note; per quei registi, spesso alle prime armi, che dietro le telecamere cercano di dare vita a un pensiero, a un progetto, a un’ambizione; per gli attori che non vedremo mai in prima pagina su un rivista di gossip, ma che sono in grado di trasmettere emozioni forti e creare immagini ed espressioni che lasciano il segno.

Ecco un elenco dei film che ho amato di più seguendo il festival e che, in modo o nell’altro – partecipando ad altri festival o setacciando gli angoli bui di una videoteca – , vi consiglio di vedere.

Banana di Andrea Jublin (Italia, 2015)

Con: Marco Todisco, Camilla Filippi, Gianfelice Imparato, Giselda Volodi, Anna Bonaiuto, Giorgio Colangeli e Andrea Jublin.

Categoria: Anteprime

Andrea Jublin nasce come attore teatrale, formatosi al Teatro Stabile di Genova. La sua carriera da regista e sceneggiatore inizia con una serie di cortometraggi. Per Banana, che è il suo secondo lungometraggio dopo Ginestra (2002), Andrea Jublin ha ricevuto la nomination per il David di Donatello 2015 al Miglior Regista Esordiente.

Il film è una “commedia drammatica”, come la definisce il suo regista. Il calcio brasiliano, per Banana – un ragazzino non troppo dotato nello sport a causa della deformazione “a banana” del suo piede -, non è soltanto un modo di giocare, ma uno stile di vita. Vivere brasiliano è un’infaticabile ricerca della felicità e del buono che si nasconde in ognuno di noi. Un film che racconta una, nessuna e centomila storie italiane: le scuole in perenne distruzione e ristrutturazione; un sistema scolastico malato, depresso; le porte e le menti chiuse davanti alla cultura; le piccole, tristi storie quotidiane di laureati senza lavoro, di artisti con ambizioni più grandi dei loro mezzi, di famiglie annoiate e bigotte e di quell’unico, piccolo elemento vivace che contrasta con il mondo circostante, come la pallina bianca dello yin e yang. I colori rappresentano un elemento importante nel lavoro registico alla base di Banana: tutti i personaggi negativi sono vestiti di blu, quelli positivi indossano invece capi gialli, ma ognuno di essi, come accade nella vita reale, può essere soggetto a cambiamenti di colore. In un mondo dipinto con scale di blu, riuscirà Banana a dimostrare che “Non fanno tutti schifo?”.

Un dia perfecte para volar di Marc Recha (Spagna, 2015)

Con: Sergi Lopez, Roc Recha e Marc Recha

Categoria: Anteprime

Marc Recha è un regista di origini catalane che impara l’arte del cinema a Parigi, sotto la guida del cineasta avanguardista Marcel Hanoun.

Un dia perfecte para volar, è un film girato in soli cinque giorni, nella cornice di una natura selvaggia, racchiusa tra il mare e la montagna. Un bambino (Roc Recha) ha appena ricevuto in regalo dal padre un aquilone giallo e approfitta della gita in montagna per cercare il giusto alito di vento per farlo volare. Ad accompagnarlo nella ricerca, un uomo che il bambino chiama Sergi (Sergi Lopez) e al quale, si capisce, è particolarmente legato.
La giornata trascorre tra storie di giganti e altri personaggi fantastici, con cui Sergi stimola la fantasia del bambino, ma qualcosa, nell’aria immobile e surreale di quella giornata tiene lo spettatore con fiato sospeso: perché questi due personaggi trascorrono la giornata insieme e qual è il rapporto che li lega?

L’Ami, François d’Assise et ses frères di Renaud Fely e Arnaud Louvet (Francia, 2016)

Con : Jérémie Renier e Elio Germano

Categoria : Anteprime

Renaud Fely e Arnaud Louvet sono due giovani registi francesi che decidono di lavorare al progetto comune di un film sulla storia di San Francesco d’Assisi. Un progetto ambizioso proprio per l’apparente banalità dell’argomento, che ha mirabilmente minato alla ricerca di fondi per la realizzazione; ma, i due registi avevano in mente un’idea originale: presentare un aspetto diverso della ben nota storia del predicatore di Assisi.

La fondazione dell’Ordine francescano, la rinuncia ai beni del suo fondatore, il lavoro di assistenza ai malati e ai bisognosi offerto da San Francesco e dai suoi fratelli, fanno parte del film solo marginalmente. Il vero scopo del progetto di Renaud Fely e Arnaud Louvet è quello di mostrare la fragile linea di separazione tra il concetto di amicizia (“L’Ami”) e quello di fratellanza (“et ses frères”). San Francesco ebbe molti fratelli, ma non fu mai in grado di comprendere il concetto di amicizia, troppo umano, troppo terreno per un animo talmente vicino a Dio come fu il suo. L’Ami (Jérémie Renier) ha l’arduo compito di fare da mediatore tra i progetti ultraterreni di Francesco e la loro realizzazione concreta, una mansione che gli procurerà non pochi dubbi e sofferenze e che produce un interessante ed imprevedibile reazione umana.

L’étoile d’Alger di Rachid Benhadj (Algeria, 2016)

Con: Chérif Azrou e Sofia Nouacer

Categoria: Competizione lungometraggi

Rachid Benhadj è un regista algerino formatosi a Parigi, il cui successo in Italia è stato celebrato dal suo penultimo film, Il pane nudo. Prossimamente tornerà in Italia (10 novembre) con il suo film-documentario “En attendant le Maestro”, presentato in anteprima al Festival del Cinema Africano di Verona. Al Cinemed, con L’étoile d’Alger, Benhadj ha vinto il Prix Jeune Public.

L’étoile d’Alger è l’adattazione e modernizzazione del omonimo libro di Azizi Chouaki. Moussa, giovane musicista algerino è costretto a scontrarsi con un nemico più grande di lui. Come tutte le donne algerine che provano ad indossare abiti occidentali e minigonne, come tutti coloro che manifestano le proprie idee e il proprio spirito attraverso l’arte, anche Moussa deve fare i conti con il radicalismo islamico che poco alla volta riuscirà a portargli via tutto, dalla passione per la musica, all’amore; dalla famiglia, alla possibilità di fuga. Un film che racconta una vicenda straziante e di grande attualità, ma che, allo stesso tempo, non rifugge da momenti di ilarità e intelligente ironia.

Zaineb n’aime pas la neige di Kaouther Ben Hania (Tunisia, Francia, Qatar, Libano, Emirati Arabi 2016)

Categoria: Competizione documentari

Kaouther Ben Hania è una regista e sceneggiatrice tunisina. Il suo documentario su Zaineb, ha vinto il Prix Ulysse Documentaire al Cinemed e sarà proiettato al MedFilm di Roma questo novembre.

Zaineb è una bambina tunisina, orfana di padre, che si prepara ad affrontare un cambiamento importante: il nuovo matrimonio di sua madre e il conseguente trasferimento in Canada. Le telecamere di Kaouther Ben Hania seguono Zaineb nei sei anni cruciali della sua vita – dai nove ai quindici anni -, con tre interruzioni più o meno lunghe: un anno e mezzo, un anno e mezzo e tre anni. I documentari sono sempre un rischio, ammette Kaouther, poiché “un regista di documentari è anche il primo spettatore”, non può sapere cosa accadrà e se il risultato sarà davvero un prodotto interessante. A contribuire alla buona riuscita di questo piccolo capolavoro è stata, senza dubbio, la possibilità di poter riprendere in quasi totale assenza di freni inibitori: la madre di Zaineb è la cugina della regista e ciò ha permesso a Kaouther di invadere spazi privati della vita familiare e registrarne alti e bassi, gioie e difficoltà, umorismo e malumori. Il risultato della selezione finale di immagini e dialoghi di questi sei anni di Zaineb, è un’appassionante e commovente storia da grande schermo, che vi consiglio di vedere.

Fiore di Claudio Giovannesi (Italia, 2016)

Con: Aniello Arena e Daphne Scoccia

Categoria: competizione lungometraggi

Claudio Giovannesi è un regista e sceneggiatore italiano, laureato in Lettere e diplomato al Centro sperimentale di Cinematografia di Roma. La sua produzione include soprattutto cortometraggi e una partecipazione alla regia di Gomorra 2 la serie. Il suo è un cinema con l’ambizione di rappresentare la realtà, sul modello di Matteo Garrone e Gianfranco Rosi; per questo motivo gli attori di Fiore, ad eccezione di Aniello Arena e pochi altri, sono tutti ragazzi che non hanno mai frequentato una scuola di recitazione, ma le cui vite hanno, in un modo o nell’altro, un legame con la storia narrata nel film.

Fiore è una storia d’amore nata in un contesto in cui amarsi è impossibile, o quasi. Daphne e Josh sono due adolescenti rinchiusi in un carcere minorile, destinati ad innamorarsi e costretti a rispolverare il vecchio rituale delle lettere d’amore. Una reinterpretazione in chiave moderna dell’amor cortese, di un tempo in cui amarsi pubblicamente era proibito e in cui l’attesa rinvigoriva il desiderio. Il carcere non è che un espediente per il giovane regista romano, un modo per ritrovare l’essenza di un sentimento tanto nobile, di ripulirlo dalla prosaicità dei cellulari e dei social, e di affidarlo a due giovani personaggi “senza gloria”, che trovano redenzione nell’amarsi. Il titolo del film, Fiore, rimanda esattamente a questa purezza, all’innocenza, e a tutta una serie di immagini fortemente in contrasto con il luogo e il contesto in cui tutta la vicenda si svolge.

La mécanique de l’ombre di Thomas Kruithof (Francia, Belgio, 2016)

Con: François Cluzet e Alba Rohrwacher

Categoria: Anteprime

Regista e sceneggiatore francese, Thomas Kruithof realizza il suo primo lungometraggio con La mécanique de l’ombre.

Il film è una sorta di thriller “kafkiano”, in cui i tagli netti della fotografia, le tonalità fredde, la progressiva accelerazione del ritmo degli eventi, accrescono la tensione e lo smarrimento dello spettatore. Duval (François Cluzet), un alcolista anonimo soggetto ad una particolare fragilità psicologica, si ritrova a svolgere un lavoro di cui, in un primo momento, non comprende lo scopo. Secondo il consiglio del regista, non sarebbe giusto fornire informazioni su questo film prima di vederlo, pertanto non mi prolungherò oltre, ma lo consiglio a tutti gli appassionati del genere: è una perfetta fusione tra cinéma noir e thriller americano.

Renaitre di Jean-François Ravagnan (Belgio, Tunisia, 2015)

Categoria : Panorama cortometraggi

Il cortometraggio sta al lungometraggio come la poesia sta al romanzo, e ciò vale quando il cortometraggio in questione è di ottima qualità. È il caso di Renaitre (Rinascere) di Jean-François Ravagnan.

Sarah, una ragazza belga di origini tunisine, riceve una misteriosa telefonata di cui non si conosce l’argomento. Prepara in fretta i bagagli e si fa accompagnare alla stazione dalla madre, dicendole che va a trovare un’amica a Parigi. Pochi secondi dopo Sarah è in Tunisia, alla ricerca di qualcuno, o di qualcosa, di cui liberarsi per poter finalmente “rinascere”. Un cortometraggio dalla fotografia straordinaria: una sintesi appagante del panorama mediterraneo da nord a sud, dai luoghi alle persone.

Une jeune fille de 90 ans di Valeria Bruni Tedeschi e Yann Coridian (Francia, 2016)

Categoria : Anteprime

Quando la nota attrice italiana Valeria Bruni Tedeschi si sposta dall’altro lato della telecamera, il risultato è un toccante documentario che, come tutte le piccole cose belle e delicate, rischia di restare nell’ombra e non essere distribuito né in Francia (Paese di produzione), né, chiaramente, in Italia. Come fare a non perdersi l’ultimo lavoro di Valeria Bruni Tedeschi e Yann Coridian? Per ora inseguendoli da un festival all’altro. Prossima tappa: il Festival dei Popoli di Firenze, dal 25 novembre al 2 dicembre.

Thierry Thieu Niang è un coreografo che crede nell’importanza di raggiungere e incoraggiare il mondo delle “categorie deboli” attraverso l’arte. Nel documentario Une jeune fille di 90 ans, Thierry porta il suo lavoro al reparto di geriatria dell’ospedale Charles Foix d’Ivry. Il suo atelier di danza coinvolge un gruppo di ospiti, ma una in particolare, Blanche, sembra particolarmente colpita e affascinata dal lavoro di Thierry. Le telecamere dei due registi inseguono i volti affascinati degli ospiti del reparto, i loro piccoli e commoventi tentativi di partecipazione e la rinascita di impulsi e sensazioni che sembravano ormai essersi assopiti.

 

Louise en hiver di Jean-François Laguionie (Francia, 2016)

Categoria : Anteprime

Jean-François Laguionie è un regista e scenarista francese che inizia la sua carriera con il teatro e si lancia nel mondo del cinema animato solo in secondo momento, realizzando dei piccoli e delicatissimi capolavori d’animazione.

Louise en hiver è la storia di Louise, un’anziana signora che trascorre le vacanze estive in una località balneare e che, al momento di rientrare a casa, si ritrova come inghiottita in uno spazio-tempo surreale: le lancette dell’orologio sono ferme, il freddo dell’inverno sembra non voler arrivare, la città è deserta e tutte le strade per tornare a casa sono bloccate. Louise diventa la padrona di un luogo fuori dal mondo, una sorta di nuova Robinson Crusoe approdata sull’isola dei sogni e dei ricordi. La storia di Louise non è triste, né malinconica. La solitudine non è che uno stile di vita, e Louise ci insegna come sopravvivere con semplicità e armonia al duro confronto con se stessi.

 

En moi di Laetitia Casta (Francia, 2016)

Con: Yvan Attal e Lara Stone

Categoria: Anteprime

Laetitia Casta nota indossatrice e attrice francese, si sposta dietro la telecamera e realizza il suo primo cortometraggio En moi (In me).

Un regista affetto da strani tic e allucinazioni, si reca all’Opéra di Parigi per realizzare il suo prossimo film. Il corto è un susseguirsi di immagini forti, di grande impatto, che si affollano in uno sciame confuso, sottolineando lo stato di instabilità psicologica del protagonista. Particolare è l’utilizzo di un filtro ottico della telecamera che produce immagini sfocate e dà l’impressione che tutto sia filmato al di là di un vetro, come se tutti fossero intrappolati in una bolla, in uno stato di confusione. Si può ben dire che, nonostante sia alla sua prima regia, Laetitia Casta abbia di gran lunga superato le aspettative del pubblico.

Anna Fusari

Anna Fusari

Anna Fusari frequenta un Master in Editoria, Giornalismo e Management Culturale a Roma. Inizia gli studi universitari in Lettere Moderne a Napoli e continua con un Double Degree in Filologia Moderna tra Padova e Grenoble. Dopo una lunga tappa francese a Montpellier, torna in Italia per realizzare il sogno di trasformare in lavoro la sua più grande passione: i libri.

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