Fase 1: preparazione
Carlo è in camera sua, inginocchiato vicino al cesto dei giocattoli. Le pareti azzurro chiaro della stanza sono tappezzate da poster di pianeti e uomini in lotta con creature aliene. Un cannocchiale campeggia sopra la piccola scrivania. Il ripiano superiore del mobile è occupato da modellini di mappamondi e orbite che non lasciano posto ad altri giochi. Una foto in cornice spessa e argentata ritrae il bambino con suo padre davanti a un telescopio.
Carlo fruga nel cesto – indossa la tuta argentata che gli hanno regalato a Natale, le ginocchiere da bici strette alle gambe sottili –, trova una macchinina, un modellino di action man, una pistola di plastica nera, un’altra ad acqua: l’impugnatura grigia, il serbatoio arancione; se la rigira tra le mani. Il caschetto gli scivola sulla fronte. Il telefono in camera dei suoi genitori squilla, Carlo infila la pistola nel cinturone da cowboy.
Fase 2: verifica
Corre in camera, si toglie il caschetto per poter appoggiare la cornetta del telefono all’orecchio.
«Pronto?»
«Ciao amore. Dov’è papà?»
«Giù. Si sta preparando.»
«Tu hai fatto i compiti?»
«Certo!»
«Senti tesoro, perché vuoi andare? Lì ti annoieresti e basta, papà va sempre da solo… Perché non vai con nonna a prenderti un gelato?»
«Voglio aiutarlo a combattere.»
Carlo stringe l’impugnatura della pistola ad acqua.
«Allora chiamatemi quando tornate…»
«…Dalla missione!»
«Dalla missione…» una risata all’altro capo del filo.
Carlo riappoggia la cornetta e scende al piano di sotto.
Fase 3: decollo
Suo padre è in cucina, posiziona sul tagliere alcune pillole di diversa grandezza: le sminuzza con un pestacarne fino a polverizzarle.
Carlo lo osserva.
Un tubicino di plastica gli pende dalla pancia, a Carlo ricorda un tentacolo trasparente e sottile. Il ripiano in marmo nero vicino ai fornelli è pulito, sterilizzato; di fianco alla presa della corrente il frullatore spento e i contenitori di pappa nutritiva aromatizzata alla vaniglia.
Il padre scioglie le pastiglie triturate dentro un bicchiere d’acqua, poi con una grossa siringa aspira il liquido, infila il cono del cilindro dentro l’apertura del tubicino penzolante e preme lo stantuffo.
Il bambino sposta lo sguardo, osserva il collarino e la piccola valvola trasparente posta in corrispondenza della gola. La pelle stanca del collo, arrossata dalla terapia.
La siringa assorbe il liquido nutritivo, il colore è ocra sbiadito, la sostanza semidensa si fa strada dentro il tubicino che penetra nello stomaco.
Carlo si avvicina, si infila il caschetto. Il suo compagno annuisce, serio. Si nasconde il tubicino sotto la maglia di cotone bianco. Guarda il bambino.
«Sei pronto?» domanda con un filo di voce.
Carlo annuisce deciso. Il padre sorride, dà al figlio un bacio sulla fronte.
«Allora andiamo.»
Carlo si allaccia il caschetto e si avvia alla porta di ingresso. Tiene stretta la mano di suo padre.
Jacopo Zonca è nato a Parma nel 1991. Ha lavorato a teatro come attore e drammaturgo. Ha pubblicato articoli e racconti su alcune riviste (Limina, Altri animali, Quaerere, Pulpette, Grado Zero). Nel 2020 è uscito il libro di racconti Il mondo è un’altra cosa con Epika edizioni.
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