Estratto: L’attrito della vita di Lorenza Foschini

Per gentile concessione de La Nave di Teseo pubblichiamo un estratto da L’attrito della vita di Lorenza Foschini.


Qualche mese prima, in seguito alla liberazione, Eduardo De Filippo riesce a tornare a Napoli con mezzi di fortuna. Trova la città, pur piagata dalle ferite della guerra, pervasa da un clima quasi festoso ricco di idee e di speranza. Gli amici che incontra gli appaiono animati da un’entusiastica voglia di fare, desiderosi di rimboccarsi le maniche, nell’illusione di partecipare alla nuova Italia che sta per nascere. Poco dopo il suo arrivo, in una galleria di via dei Mille dove giovani artisti espongono le loro opere, conosce Caccioppoli. Eduardo è senza casa, Renato di slancio gli offre ospitalità nel suo appartamento. De Filippo vi resta solo pochi giorni, ma nel ricordo di tanti anni dopo non esiterà a definirli meravigliosi. Discorrono di tutto, in particolare di teatro. Caccioppoli desta lo stupore dell’artista. Conosce le sue commedie e ne discute con una tale competenza e profondità da indurre Eduardo a confidargli un progetto a cui sta pensando. Dopo l’iniziale euforia che lo ha colto quando è arrivato, gli racconta, Napoli vista da vicino gli appare al contrario avvolta da un’atmosfera che non esita a definire di “un’effimera abbondanza e di un estremo smarrimento”, e nelle lunghe notti che trascorrono insonni gli illustra a parole la trama della commedia che sta nascendo nella sua mente, Napoli milionaria. Ogni tanto Renato lo interrompe e si mette al pianoforte. Suona come trascinato dal fervore che gli suscita il racconto in cui il protagonista, Gennaro Jovine, tornato a casa trova la famiglia presa dalla smania di denaro, poco disposta ad ascoltare le sue esperienze di guerra.
Dopo alcuni giorni De Filippo lascia la casa di Palazzo Cellammare e si trasferisce in un piccolo studio che ha affittato, ma non smette di vedere il suo nuovo amico. Mangiano tutti i giorni assieme nelle trattorie del centro, sempre conversando per ore appassionatamente. Eduardo continua a descrivere a Renato i personaggi della famiglia Jovine che vanno via via prendendo corpo: Gennaro, Amalia, Amedeo e poi donna Peppenella, Errico Settebellizze, così reali e toccanti nella loro lotta per la sopravvivenza. Figure che incarnano profondamente il dramma di una città e dei suoi abitanti e che Renato ed Eduardo conoscono meglio di chiunque altro. Esseri smarriti tra un’antica innocenza e un’inarrestabile decadenza morale. Una tragedia che De Filippo riassumerà, in Napoli milionaria, nella fin troppo celebre frase “addà passà ’a nuttata”, ma soprattutto nell’amara constatazione che, per il popolo napoletano, “’a guerra nun è fernuta”.

Grado Zero è una rivista culturale online, nata dall’incontro di menti giovani. Si occupa di cultura e contemporaneità, con particolare attenzione al mondo della letteratura e del cinema.

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