Atti di Sottomissione di Megan Nolan, l’ossessione del desiderio

«L’amore era la più grande consolazione, avrebbe incendiato i campi della mia vita in un istante, senza lasciare nulla dietro di sé. Lo immaginavo come la grande livella, come una forza che mi avrebbe purificato e con la sua sola presenza mi avrebbe reso degna di riceverlo. Dopo la prima infanzia, la religione era scomparsa dalla mia vita, e al suo posto avevo coltivato una grande fede nell’amore».

Megan Nolan con Atti di sottomissione (NN Editore) esordisce con una storia di anti-amore, una relazione vissuta in funzione del desiderio dell’altro, alimentata unicamente dalla volontà di essere amata a tutti i costi.

Attraverso un incalzante monologo interiore, l’autrice racconta, a partire dalla sua esperienza autobiografica, la “seduzione del nulla” che può piegare il senso stesso dell’amore, capovolgendo significati e certezze, moralismi e cliché in una continua battaglia per la conquista delle proprie emozioni.

È il 2012 quando i due si incontrano, una sera di primavera, in una galleria d’arte di Dublino. Da quel momento, per la protagonista inizia una fase di idealizzazione che andrà ben oltre i limiti del maniacale. I segnali d’allarme appaiono evidenti fin da subito: un graduale isolamento da amici e familiari, la perdita della propria identità individuale, un senso di precarietà costante, sacrifici e dimostrazioni d’affetto a senso unico, abusi verbali, una continua analisi del proprio corpo e dei propri comportamenti in modo quasi nevrotico.

La propria persona e la realtà esterna iniziano a essere interpretati unicamente secondo lo sguardo dell’altro che diventa filtro per ogni decisione. L’ossessione diventa una compagna fedele che non lascia tregua ma che inizia a soffocare la mente della protagonista e i suoi sentimenti verso l’altro.

Quando lei, giovane e sensuale, travolta dalla Dublino bohémien, incontra lui, Ciaran, affascinante e seduttivo, l’attrazione rompe ogni limite, prende il controllo e si mescola alle fragilità e alle paure, diventando l’unico motivo per vivere. Nasce così una relazione che per la protagonista è un alternarsi di piacere e dolore, di gelosia sfrenata unita a un sentimento intenso tale da creare dipendenza: lei vuole annullarsi nel corpo di lui, dissolversi nei desideri fino a non lasciare più spazio alla propria identità. Mentre Ciaran, uomo emotivamente apatico, non trattiene i propri atteggiamenti malsani e crudeli. Fino all’epilogo, distruttivo e liberatorio, che apre la strada a una fuga e una rinascita.

L’amore che diventa dipendenza affettiva, una trappola emotiva

La persona che diventa la protagonista dopo essersi innamorata, non solo rende interessante una vita deprimente e noiosa, ma la trasforma in una forma del tutto diversa. Prima di incontrare Ciaran, la sua quotidianità era immersa in un continuo stato di smarrimento e torpore esistenziale, scalfito solo da eccessi come alcol, cibo e droghe. I pomeriggi, che altrimenti avrebbe passato rannicchiata a letto nascosta, li trascorre immersa nella natura leggendo poesie. La sua vita, una volta innamorata, viene completamente rimodellata. I sentimenti sono frenati da paure che diventano fantasmiche possono diventare visibili da un momento all’altro, portando alla luce crepe e fragilità. Tutte cose che la ragazza ignora volontariamente per non intaccare l’immagine di perfezione che ha costruito. L’idealizzazione dell’altro che viene amato diventa lo specchio nel quale mostrarsi senza un ricambio effettivo dell’immagine che si vorrebbe avere. Lo stato di vergogna costantemente provato viene represso dal proprio senso di colpa di non essere mai abbastanza; non essere perfetti nel prendersi cura di sé stessi e dell’altro, della casa e delle relazioni imposte.

Quello che racconta la Nolan, è l’importanza che muove gli esseri umani all’interno di una relazione sentimentale, non solo per desiderio ma per necessità di costruire qualcosa di rassicurante, come una zattera affettiva dove essere felici. Un legame da rafforzare giorno dopo giorno per sentirsi amati e non abbandonati, correndo comunque il rischio di andare incontro alla solitudine e al fallimento.

Ciò che la protagonista chiede non è solo amore, ma la necessità di essere guardata nella sua stessa direzione conun continuo bisogno di essere consolata, riempita e purificata attraverso il proprio corpo. Quando questo richiamo rischia di essere ignorato, il panico sovrasta ogni emozione, spalancando le porte alla totale vulnerabilità.

L’oggettivazione del corpo e il suo cambiamento nella relazione

«E poi, ogni volta che mi innamoro, tutto si fa nuovo, inclusa me stessa. Il mio corpo, il mio cervello, il modo in cui vedo le cose più semplici. E il meglio è che non funziona soltanto la prima volta. Se mando tutto a puttane una volta, quella dopo funziona comunque».

Come si mantiene un sentimento che non è detto rimanga costante? Nel continuo cambiamento, il corpo è interpretato come un oggetto mutevole e che può diventare qualcosa di disturbante. Perché si dovrebbe accettare o amare o odiare qualcosa che non resterà mai la stessa? Si può dividere il corpo dall’essere noi stessi?

Il nostro corpo, tematica delicata raccontata dall’autrice irlandese, è qualcosa che fa parte di noi e che condiziona le relazioni sociali a partire da quanto ci amiamo e da come riusciamo a vederci, anche fisicamente. Da una parte, la protagonista cerca di amare il proprio corpo, al tempo stesso lo odia specie nell’età dell’adolescenza. In lei, sessualità e identità si intrecciano al punto tale da non riuscire a esistere come due aspetti separati della sua persona. Non riesce a vivere il suo corpo, da sola lo sente vuoto e immateriale. È soltanto quando lo mette in uso, quando lo offre al servizio dell’altro, che acquista corporeità e si sente viva. La propria sostanza fisica tangibile nel reale continua a cercare la soddisfazione solo attraverso la necessità di essere riempita e svuotata. Il corpo viene utilizzato nel soddisfacimento del desiderio altrui, anche attraverso rapporti sessuali estremi e dolorosi annullando la dignità e cercando continuamente l’umiliazione pur di compiacere e di provare qualcosa che si continua a cercare.

La fuga da quello che è tossico senza smettere di cercare ciò che si ama davvero

Quella che vive la protagonista assume le sembianze di una relazione tossica. C’è qualcosa di profondamente patologico nell’essere umiliata; la totale mancanza di rispetto, in primis verso sé stessa, la sensazione che avrebbe potuto essere chiunque, o nessuno, la sensazione di esistere solo per ricevere ciò che lui aveva da dare. La dipendenza affettiva diventa l’unico scopo per non lasciarsi inghiottire dall’oscurità in cui teme di perdersi.

Megan Nolan racconta di relazioni tossiche, tematica sempre più affrontata nella letteratura contemporanea che delinea una personalità di donna sempre più diffusa nell’epoca moderna. Fuggire non è una resa o una sconfitta ma diventa l’unica soluzione possibile, un vero e proprio atto di libertà. L’unica possibilità è quella di andare via, mettersi in viaggio, per essere sfuggente anche a sé stessa, così come fugace è l’altrove in cui abita.

Tempi eccitanti per l’Irlanda letteraria, lo sguardo sui Millenial

Sono “tempi eccitanti”, ricordando il recente esordio di Naoise Dolan per l’Irlanda letteraria, che negli ultimi anni sta vedendo affermarsi autrici di alto livello come Sally Rooney con Parlarne tra amici e Persone normali e ora Megan Nolan con Atti di sottomissione, tutte accomunate da un potente sguardo indagatore dei meccanismi che muovono la loro generazione: i Millennial.

Con l’esordio internazionale di Megan Nolan, venduto in oltre dieci paesi, l’Irlanda si afferma come brillante fucina di talenti dal potere di indagare i giovani di oggi in una società sempre più social e liquida, ricordando Bauman, e meno disposta ad ascoltare nella continua ricerca del proprio posto nel mondo.

Appartenente a una generazione differente ma pur sempre di notevole spicco è Anne Griffin che con Quando tutto è detto e Ancora in ascolto, recentemente tradotti e pubblicati in Italia, riporta l’isola gaelica in cima alle classifiche dei libri più letti.

Giusy Laganà

Grado Zero è una rivista culturale online, nata dall’incontro di menti giovani. Si occupa di cultura e contemporaneità, con particolare attenzione al mondo della letteratura e del cinema.

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