“Fino ad agosto” di Josephine Rowe

La casa editrice 8tto Edizioni presenta al pubblico italiano l’opera seconda della scrittrice australiana Josephine Rowe: Fino ad agosto, nella traduzione di Cristina Cigognini, una raccolta di racconti (alcuni di essi già apparsi in riviste letterarie come OverlandThe Monthly e lo Australian Book Review) vincitrice del Sydney Morning Herald Best Young Australian Novelist 2020 e finalista del Queensland Literary Award e dello Stella Prize. Si tratta di un libro da leggere a proprio rischio e pericolo, perché fa venire voglia di una cosa molto difficile da fare di questi tempi: viaggiare.

I protagonisti della raccolta, difatti, viaggiano di continuo, sia metaforicamente che letteralmente: nel giro di dieci racconti ci troviamo in Scozia, Australia, Canada e negli USA. Posti conosciuti, reali e immaginari. Il tema del viaggio è uno dei principali fili conduttori che lega i racconti: si viaggia non solo per il desiderio di viaggiare, ma anche per fuggire, una fuga che si rivela sempre vana perché, al ritorno, i problemi che non si ha avuto il coraggio di affrontare sono ancora lì, ad aspettarci. Ciò è quello che accade nel racconto d’apertura, “Batter d’occhio”, il cui titolo originale è Glisk, un termine scozzese che significa, appunto, qualcosa che accade in un lampo. Nel caso del racconto si tratta dell’evento che ha cambiato per sempre la vita di uno dei protagonisti che, nonostante gli anni trascorsi e il trasferimento in un altro luogo, sembra rimasta ferma a quel fatidico giorno. Il tempo è un altro fil rouge che si insinua in tutti i racconti: c’è un tempo presente (nel titolo originale è specificato infatti Here until August, ovvero qui, adesso) che si dilata, si affaccia sul futuro senza risparmiarci uno sguardo malinconico al passato.

Un altro aspetto affascinante di questa raccolta è sicuramente l’universalità dei temi trattati: si può andare in qualsiasi punto del globo, ma i problemi di fondo, nonostante le diverse situazioni, saranno sempre gli stessi: in “Niente di straordinario” una coppia omosessuale litiga per chi dovrà essere la madre biologica del bambino.

Non è, non è mai stata una questione di Bambino sì contro Bambino no. Solo l’interminabile questione dell’ovulo di chi, del grembo di chi, il corpo e il vocabolario di chi verranno ridimensionati in modo significativo, e quale carriera riceverà un colpo più duro.

Josephine Rowe

In “Zavorre” (titolo originale Sinkers) il protagonista deve spargere le ceneri della madre nel lago sotto cui si trova la cittadina sommersa in cui era cresciuta; la perdita di qualcuno è anche il tema di “Chávez”: Séverine ha perso il compagno per mano di alcuni terroristi e passa le giornate a guardare con insistenza il video in cui lui perde la vita. Le sue giornate prendono una nuova piega quando un’amica le chiede di tenere il suo cane, Chávez. Infine, in “Post strutturalismo per principianti” (uno dei racconti più riusciti) il lettore fa i conti con la monotonia della vita sessuale di coppia dopo il matrimonio: il marito per eccitarsi ha bisogno di guardare durante il rapporto un filmino a luci rosse che lui e la moglie avevano girato tanti anni fa. I volti di quei due ragazzi sono ormai cambiati, sono diventati sconosciuti. La moglie spera che il nastro della videocassetta prima o poi si spezzi, in modo da poter inevitabilmente affrontare il loro problema.

Queste sono solo alcune delle tematiche tracciate con abile penna da Rowe, la quale riesce in meno di trenta pagine a delineare in modo completo la vita dei suoi personaggi, intervallando tra una descrizione e l’altra semplici ma allo stesso tempo profonde riflessioni, come la seguente:

Momenti di calma che ho amato nella vita: durante i concerti la calma tra la nota finale e il violino che viene abbassato; tra il violino che viene abbassato e l’applauso. Tra le parole di chi parla lento e pensieroso. Le gallerie d’arte in bassa stagione. Strade piene di neve prima che passino a spazzarla via. La calma dolce e racchiusa di un lungo viaggio in macchina, dopo che un passeggero si è addormentato.

I racconti, sebbene diversi uno dall’altro, sono uniti tra loro dal fatto che tutti i protagonisti si trovano in un punto cruciale di svolta nella loro vita. Di ciò si trova traccia nel titolo della raccolta, che non è tratto dal titolo di uno dei racconti, bensì rappresenta un riferimento poetico svelato dalla citazione che apre l’opera, ovvero alcuni versi di Octoberdi Louise Glück (poetessa vincitrice dell’ultimo premio Nobel):

I know what I see; sun that could be
the August sun, returning
everything that was taken away—

Come spiega la scrittrice stessa in un’intervista, mentre Glück parla del sole del nord America, Rowe ha in mente quando scrive l’agosto australiano. Anche se le condizioni climatiche sono in parte differenti, il sole di agosto promette in entrambi i casi un periodo di transizione fondamentale per le nostre vite, e sono proprio quei momenti descritti nei racconti.

Giovanni Palilla

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