Giovani americani: da Juno a Ladybird

Per i giovani americani, da Obama a Trump, si è creato un abisso. Allo stesso modo si potrebbe dire da Juno a Lady Bird, due giovani film indipendenti, con due ragazze americane altrettanto giovani come protagoniste, ma con storie incredibilmente differenti.

Perché accostare Juno a Obama e Lady Bird a Trump? Potrebbe sembrare un’operazione ardita, eppure potrebbe essere molto utile per spiegare la differente presa di coscienza dei giovani ragazzi americani.

Juno e Obama

Nel 2007, anno d’uscita di Juno, storia di una sedicenne che decide passivamente di partorire per affidare agli altri il proprio figlio, Obama sta per salire alla presidenza americana. Primo nero della storia, delirio per i giovani americani, forieri di un’età dove il cambiamento fa spesso più emozione che spavento. Per non parlare dell’effervescenza dei giovani afro-americani. Obama poi deluderà, ma resterà nei cuori dei tanti giovani americani, che si schierarono senza riserve dietro lo slogan “yes we can”.

La rivolta di Ferguson

L’adesione a Obama può spiegare come la rivolta di Ferguson, quando un giovane afroamericano fu ucciso da un poliziotto senza una apparente motivo, fu così feroce, così ferina, così famelica. Sbigottimento puro. I giovani affidavano i propri sforzi alla lungimiranza del presidente, così come la giovane Juno affidava i suoi sforzi puerili a ricchi genitori borghesi e lungimiranti. La delusione per le speranze negate, come quella razziale della cittadina di Ferguson, portò a una violentissima protesta, che Obama faticò molto a placare. Allo stesso modo Juno, scoperte le crepe nei futuri genitori dei suoi figli, ha una violentissima rivolta, di camusiana memoria, che la porta sull’orlo del baratro. E dell’aborto. Così come i giovani cominciarono ad abortire, e aborrire, Obama, per poi perdonarlo, così come farà Juno, con l’incolpevole futura madre.

Trump

Trump salirà al potere inaspettatamente, voluto da chi giovane non era più. In apparenza. Qualcuno deve pur averlo votato. I misteri della fede. E della politica. Le prime proteste, in particolar modo nelle grandi città come NY e LA, furono inaspettatamente feroci. Poi, la tempesta si placò. I giovani americani di Obama erano cresciuti; un decennio dopo vi era una nuova generazione social e delusa, stanca ed esclusa. Non era più tempo di affidare alcunché, tanto più ad un uomo travolto da scandali sessuali e sessisti, miliardario e guerrafondaio, non amato nemmeno dalla propria moglie, tanto meno dal suo popolo.

Lady Bird

Lady Bird è la storia, candidata inaspettatamente agli Oscar, di una ragazza dell’accidiosa assolata Sacramento, non amata da nessuno, né dalla sua famiglia né dal suo ragazzo che la inganna per celare la sua omosessualità. È arrabbiata, non capita, vuole solo scappare verso la East Coast ma lo fa nel modo sbagliato, attraverso la ribellione e il dissenso. Come tutti i giovani sogna la fuga dal mondo stantio verso il mondo nuovo, un oceano gigante di nuove opportunità, quelle che nel mondo reale Donald Trump tenta di smantellare, murando il sud confederato e murando la possibilità sanitaria a milioni di americani, con la distruzione dell’Obamacare.

A chi bombarda la Siria non c’è una risposta migliore di una pacifica marcia su Washington, per protestare contro l’ennesimo stillicidio, di giovani vittime, posto in essere dalla diffusione massiccia e indiscriminata di armi.

Così fa Lady Bird, scalpita per un intero film, rompendo e ritrovando amicizie, sfasciando una famiglia decadente, fino alla pace e alla riconciliazione con la tanto odiata madre dopo l’ennesima sbronza, dopo l’ennesimo sbaglio. In tutto ciò è sempre stata sé stessa; dal primo all’ultimo minuto ha deciso che sarebbe andata a New York e lì è andata, attivamente, senza paura, come quei milioni di giovani che marciano attivamente, e senza paura, sulla capitale.

Il tempo della speranza passiva è ora finito. Ora è il tempo del fare, del fare attivo, per cambiare il proprio destino, così come fa Lady Bird, nel bene o nel male, pacificamente.

Michel Simion

 

Michel Simion

Nato a Verona, mi sono laureato in Giurisprudenza a 24 anni. Romanziere in erba, adoro scrivere, portare a spasso il mio cane, nei luoghi bui e misteriosi, e guardare film. Tento ancora di capire quale sia il mio film preferito. Sul libro, invece, non ho mezzo dubbio: Norwegian Wood.

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