L’Intervista: Racconti edizioni

Grado Zero si è occupato spesso di forma breve, anche per mettere in risalto le qualità del racconto, per nulla inferiori al suo fratello più lungo e blasonato. Il mercato va in tutt’altra direzione, pare, ma ci sono altri che come noi credono nel giusto valore del racconto e – incredibilmente – decidono di scommetterci su.

È il caso di Racconti edizioni, una neonata casa editrice che pubblicherà esclusivamente racconti, e che si è già ritagliata una buona fetta di visibilità grazie alla qualità delle prime uscite e a un ottimo utilizzo dei canali tradizionali e digitali.

Abbiamo intervistato Leonardo Neri, chiacchierando sul progetto di questa casa editrice, sui loro primi libri e sul concetto di racconto.

D: Il progetto di una casa editrice per soli racconti deve affrontare – forse più di un editore più generalista – forti sbarramenti di mercato e lettori. Dando per scontato che pubblicherete raccolte che riterrete di alto valore, come pensate di ritagliarvi spazio per “sopravvivere e prosperare”?

Siamo partiti dal presupposto che la domanda di racconti in Italia esiste: dunque i lettori ci sono. Quello che manca è l’offerta. Capita che la forma breve venga considerata di rango inferiore perché non venderebbe. Così molte case editrici non investono energie e risorse economiche per la promozione. Ma ci pare onestamente un falso pregiudizio e siamo convinti che troveremo il nostro pubblico; un pubblico neanche troppo di nicchia dal momento che non ci specializzeremo in un genere specifico. Fino a ora in effetti, anche se siamo agli albori della nostra esperienza editoriale, ci sembra di raccogliere riscontri positivi.

 

D: Quali sono attualmente le strategie più efficaci per un giovane editore per farsi riconoscere dal pubblico e cominciare a farsi un nome? Quali, invece, le strategie superate, che con la cosiddetta “editoria 2.0” risultano obsolete?

L’unica strategia efficace è quella di lavorare bene e cercare di avere dei tratti caratterizzanti come pensiamo di aver fatto con la scelta di pubblicare esclusivamente racconti. Per il resto ci si può affidare a un po’ di fortuna e all’augurio che i titoli proposti vengano apprezzati prima di tutto dai lettori che fanno opinione. Per una piccola realtà questo aspetto può essere determinante per arrivare a un pubblico più ampio. Per altro verso è importante coltivare il circolo di lettori che fin da subito si avvicina alla casa editrice. Loro sono il nostro orgoglio e la nostra spinta quotidiana. D’altra parte le strategie si sono trasformate e oggi offrono un potenziale più ampio. Per questo Racconti punta molto, tra i vari strumenti, sulle piattaforme social e sul web. In questo senso il nostro blog di approfondimento culturale AltriAnimali.it esprime al meglio il tentativo di creare una comunità di persone con e oltre la casa editrice. Ma anche l’offerta di un sito semplice, snello e facilmente navigabile come www.raccontiedizioni.it  ci pare in grado di accorciare la distanza coi lettori. Sono strumenti sempre più determinanti ma che vanno comunque associati a quelle strategie considerate più obsolete.

 

D: La vostra intenzione è di pubblicare per il primo anno almeno solo raccolte straniere, con la convinzione di presentare raccolte italiane a partire dal 2017. Qual è il motivo più intimo di questa scelta? Dare autorevolezza al progetto, lavorare un primo periodo senza essere sommersi da dattiloscritti, o cos’altro?

Ci sono anche questi fattori che hai elencato ma soprattutto la voglia di fare un’operazione di valore per i primi italiani. Vorremmo cominciare col piede giusto, con un autore che possa nascere e crescere con noi. E creare magari una sorta di palestra, un contesto laboratoriale dove poter proporre qualcosa di innovativo. Per fare tutto questo serve tempo e dedizione, bisogna leggere moltissimo e con molta dedizione ed è quello che stiamo facendo.

 

D: Oltre alla caratterizzazione formale per la narrativa breve, avete un taglio specifico [di tematiche, stile, ecc.] che intendete portare avanti?

Non abbiamo vincoli stringenti ma affinità elettive con un certo tipo di tematiche. Ci piace la letteratura della diaspora. Basta guardare i nostri primi autori: Philip Ó Ceallaigh un irlandese giramondo naturalizzato romeno che vive a Bucarest e parla sei lingue; Rohinton Mistry indiano emigrato in Canada che racconta la sua India; Éric Faye scrittore francese che è stato per lungo tempo in Giappone. Inoltre ci interessa la voce delle minoranze, di chi è ai bordi della società e può avere una prospettiva originale.

 

D: Passando al soggetto di questo vostro progetto: cos’è un racconto per voi? In cosa si differenzia dal romanzo, se non per la lunghezza?

Il racconto è qualcosa che l’autore deve avere nelle proprie corde, forse più del romanzo. La capacità di condensare in meno righe concetti e immagini non è una pratica semplice. Nel caso del racconto non si hanno a disposizione tutti quegli strumenti ed espedienti propri del romanziere navigato che rendono più agevole la scrittura. Il racconto ha la capacità di stupire senza colpi ad effetto, ha il pregio di far riflettere e incidere sul nostro pensiero in poche pagine e in poco tempo. Tuttavia considerando che pubblichiamo raccolte di racconti credo non si perda in ogni caso quel filo rosso che tiene unito un libro. L’atmosfera decadente della periferia di Bucarest di Appunti da un bordello turco di Philip Ó Ceallaigh non si perde mai durante la lettura dei 19 racconti, così come la dimensione psicologica di alcuni profili di personaggi. Lo stesso vale per la colorata e chiassosa umanità raccontata da Rohinton Mistry in Lezioni di nuoto: in questo caso lo sfondo di Bombay è un ulteriore elemento unificante. Anche per il più onirico dei primi tre titoli, Sono il guardiano del faro di Éric Faye, vale lo stesso principio di unitarietà che attraversa le storie di viaggiatori dispersi nello spazio dell’assurdo o, per l’appunto, guardiani di un faro nel bel mezzo dell’oceano.

 

D: In che modo il racconto può descrivere il nostro tempo? Qual è la differenza di approccio nel rappresentare la contemporaneità rispetto a un romanzo?

Non credo si possa parlare di un meglio o un peggio, l’interpretazione di un libro rimane inevitabilmente soggettiva. Ciò che appare lapalissiano però è la frenesia della società contemporanea e il fatto che, almeno ad un primo sguardo, il tempo da dedicare a intrattenimenti puramente culturali è minato da altri usi e modalità di fruizione. Il racconto permette di essere letto rapidamente e non per questo con meno soddisfazione. Si può leggere in metro o mentre si fa colazione, per questo si può dire che calzi meglio la contemporaneità.

 

D: Il racconto, lo vediamo, è bistrattato, ma ci sono molti autori viventi capaci di scriverne di ottimi. Ci sono nomi che girano per le mura della vostra casa editrice, che rappresentano per voi i migliori in circolazione?

Ce ne sono molti ma tra gli altri potrei citare Murakami, Pynchon o Margaret Atwood. Ognuno di noi ha gusti personali o anche diversi che ci piace incrociare e confrontare.

 

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D: In conclusione: qualche parola sulle vostre prime pubblicazioni. Punti forti, perché li avete scelti.

Sono libri dimenticati dal panorama italiano ma che invece all’estero hanno riscosso un ottimo successo come Lezioni di nuoto o Sono il guardiano del faro, i cui autori sono noti e premiati a livello internazionale. Nel caso di Appunti da un bordello turco, anche se lo stesso Philip Ó Ceallaigh ha ricevuto premi ed elogi nel mondo anglosassone, siamo di fronte a un’operazione più complessa per cui siamo andati a scovare un autore incredibilmente brillante con una scrittura davvero efficace. Tutti e tre i libri hanno una connessione silente che dà loro unità pur essendo molto diversi. Ci auguriamo che i lettori scoprano questa connessione e le diano forma nuova. Inoltre sono libri che hanno una caratteristica molto importante per noi: l’ironia, che sia caustica, amara o sardonica rimane un elemento costante.

 

Maurizio Vicedomini

Maurizio Vicedomini è capoeditor per la Marotta&Cafiero editori. Ha acquistato diritti di pubblicazione in tutto il mondo ed è pioniere nello sviluppo di nuove forme di impaginazione libraria in Italia. Ha fondato la rivista culturale Grado Zero, sulle cui pagine sono apparsi racconti di grandi autori italiani e internazionali. È autore di libri di narrativa e critica letteraria. Collabora con la Scugnizzeria, la prima libreria di Scampia.

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