Non so dire bene il perché, mi appariva un uomo totalmente buono e di solito diffido da questa categoria di persone, quelli che vogliono sembrare buoni a tutti i costi e che sotto sotto nascondono del marcio, e poi odiavo il suo essere contemporaneamente così antisociale e così mainstream.
Insomma non nutrivo nessuna simpatia per quest’uomo che nella sua vita prima ancora di essere scrittore è stato comunista, muratore, operaio, alpinista e addirittura volontario in Africa e mi ero sempre guardata bene dal comprare un suo libro; a novembre però mi è stato regalato il suo ultimo volume, Il più e il meno, nelle librerie da ottobre. Con un po’ di fastidio l’ho riposto nella libreria tra Anna Karenina e tutti i fratelli Karamazov, certa che i russi avrebbero un po’ tenuto a bada quel vecchietto sovversivo.
Non volevo saperne di aprire quel libro, di leggerlo, dargli questa soddisfazione… se poi mi fosse piaciuto? Gli dovevo attribuire pure la dote della scrittura? Come se non bastasse la filantropia!
Ci pensavo, ci ripensavo, lo prendevo e lo appoggiavo sul comodino, poi lo rimettevo a posto, “Anna pensaci tu a lui!” dicevo e me ne andavo lasciandolo orfano; alla fine però una noiosa domenica pomeriggio ho ceduto e con aria di sfida ho iniziato la mia prima lettura di Erri De Luca e procedendo al rovescio, dalla fine, dalla sua ultima opera.
L’ho finito in un giorno e mezzo, ho divorato avidamente le 133 pagine di questo libro che anziché saziarmi mi hanno portato ancora più fame!
Ci disegna un suo ritratto intimistico, privato, che non esclude dalla narrazione i sentimenti tumultuosi provati all’epoca dei fatti né quelli agrodolci che accompagnano il ripensarci a distanza di decenni: i commoventi amori giovanili non perdono il loro candore ma sono arricchiti dall’occhio dell’uomo che è e che guarda con dolcezza al ragazzo che fu; così come gli scontri sociali dell’epoca in cui tutto sembrava possibile hanno perso il luccichio della speranza e si sono induriti sotto il peso della consapevolezza.
Il Più e il Meno del titolo sono i segni del tempo che passa, il Più è già arrivato, era un vento di corsa alle spalle spingendo innanzi, sparecchiando tavole, sfrattando inquilini, stringendo appigli e libri. Il Più è stato giovane e indurito come un callo. Il Meno governa il presente e mantiene quello che dice. Il Meno è sobrio, risoluto perché deve condurre fino in fondo, spiega lo stesso Erri De Luca.
Il Più è il passato, l’età della gioventù cocciuta e caparbia che porta a vivere senza rimpianti, senza risparmi, il Meno è il presente che ha perso l’irruenza di un tempo, è il tempo che rimane da vivere e che appare troppo poco per essere sprecato.
Quello che sorprende di questo libro è la disarmante autenticità con cui vengono narrati i fatti; la scrittura lineare e il lessico semplice amplificano la sensazione che quello che si legge sia tutto vero, dalla prima all’ultima parola e il lettore si sente in questo modo un confidente, un uditore privilegiato a cui lo scrittore sta raccontando, col cuore in mano, la sua storia e a cui sta insegnando qualcosa, non sedendosi in cattedra a dare buoni consigli ma mostrando le cicatrici che gli hanno portato gli errori commessi.
Ognuno di noi leggendo questo libro troverà un po’ di sé e sorriderà e si commuoverà insieme allo scrittore ed è per questo che lo consiglio a tutti, cuori teneri e non, perché la profonda umanità che trapela da queste pagine è un dono di un valore inestimabile.
Nike Francesca Del Quercio
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