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Due parallele si incontrano all’infinito, quando ormai non gliene frega più niente

A distanza di qualche anno Francesco Piccolo pubblica due libri dal titolo a tratti accattivante: Momenti di trascurabile felicità (2010), Momenti di trascurabile infelicità (2015)

Libri di piccolo formato, leggeri, quasi considerabili libri da ombrellone, ma che racchiudono qualcosa di davvero grande. Un poco come Charles M. Schulz quando, attraverso i vari personaggi dei Peanuts, dà le sue definizioni di felicità:

Felicità è un cucciolo caldo; felicità è passeggiare sull’erba a piedi nudi; felicità è il singhiozzo dopo che è passato .

Nient’altro che attimi, momenti banali, che racchiudono molto di più di quello che a prima vista potrebbe sembrare. Così Francesco Piccolo nel primo libro, scrive di momenti di felicità, di cui a volte magari nemmeno ci accorgiamo ma che dovremmo invece ricordarci più spesso. Sono istanti, gesti, pensieri, sono situazioni spesso insignificanti ma capaci di cambiare per un momento la giornata e renderla felice. Possono esistere felicità trascurabili? È un concetto in cui ho sempre creduto molto, quello della felicità che si trova soprattutto nelle piccole cose, e Francesco Piccolo è capace, con il suo stile ammiccante e sornione, ironico e perfido, di farci immedesimare in quelle infinite situazioni nelle quali può annidarsi la felicità: la soddisfazione di indovinare la risposta giusta di un quiz alla tivù, la gioia di sentirsi cercato con un sms dopo le undici di sera, che dicono: “dove sei?”, e che significano molto di più di quello che dicono. Il modo in cui i benzinai danno il resto, tutti alla stessa maniera, come se avessero fatto una scuola. Tirano fuori un portafoglio enorme, pieno di banconote stirate e compatte, divise in ordine decrescente: le 100 euro, le 50, le 20, le 10, e 5 euro. Prendono una banconota alla volta, la fanno frusciare colpendola con le dita, e dicono: e sono venti; e sono trenta; e sono cinquanta. Quando le persone che ti stanno facendo vedere le foto si rendono conto all’improvviso e dicono: “e poi le altre sono tutte uguali”, e la smettono. Quando è morto il canarino. La semplicità di accettare il tempo che fa “Se c’è il sole son contento, se piove, piove”, la tenerezza di osservare coppie che stanno insieme da tanto giocare a carte in silenzio, ma anche il perdersi in ragionamenti inutili e il feroce piacere, in autobus, di anticipare tutti per precipitarsi sul sedile vuoto. Esilarante poi, la storia della bottiglia di vino portata in giro a varie feste e finalmente riconosciuta dal primo proprietario.

A frasi concise e dirette, si alternano piccoli racconti di qualche pagina che mostrano cosa ha reso o potrebbe rendere felice l’autore, alcune fanno sorridere, altre sembrano cattiverie, altre sono così belle perché racchiudono una semplicità affascinante. È facile leggendo, immedesimarsi in qualche situazione, ritrovare quelle vissute magari da noi, sottolineare le più divertenti. Sicuramente l’esperienza di lettura di questo libro è proprio uno di quei momenti di trascurabile felicità; io ad esempio mi sono ritrovata a leggere e sorridere, leggevo e mi appuntavo i miei momenti di felicità. Un libro che tutti dovremmo scrivere, almeno una volta nella vita, fermaci e pensare a tutti quei momenti magari trascurati e passati, che all’apparenza non hanno lasciato segno ma che poi riaffiorano nei ricordi e portano quel lieve sorriso sul volto; ecco anche solo il pensiero di quei momenti è un momento di trascurabile felicità. Siamo schiavi degli assoluti, il grande amore, la grande felicità, il grande dolore, mentre nella vita, anche di tutti i giorni, viviamo continuamente momenti che ci fanno sorridere o che ci feriscono. È così che Francesco Piccolo torna a raccontare delle felicità di cui è fatta la nostra vita, ma le prende dal lato sbagliato. Ridere dei momenti di tristezza è un controsenso che può salvarti, a saperli prendere gli accidenti, i contrattempi, diventano davvero esilaranti.

Dal taglio ironico e surreale, anche in Momenti di trascurabile infelicità, Piccolo cattura con le sue storielle ,vere, fittizie o verosimili poco importa, e le sue frasi brevi, infelicità relative che accumulandosi hanno grande significato per chi le ha vissute come:

Ammettere che non ci ricordiamo più niente di quello che abbiamo imparato a scuola, che le recite dei bambini sono una noia mortale, e che non amiamo i nostri figli nello stesso modo, semplicemente perché sono diversi.

Oppure incontrare quelle persone troppo cortesi che ti tengono aperto il portone, costringendoti ad affrettare il passo.

Quelli che flirtano, limitandosi a flirtare

Ogni cosa è alla cannella

Quando mi dicono: ti potevi vestire meglio. E io mi ero già vestito meglio

Il fatto di non sapere se la luce del frigorifero, quando l’hai chiuso, si spegne veramente

Per me questo libro rappresenta il coraggio di esser scrittori semplici. Dopo la vincita del premio Strega con Il desiderio di essere come tutti e le critiche pro e contro che esso comporta, Piccolo sceglie il pensiero quotidiano, tenta di raccogliere i pensieri fugaci della gente comune, pensieri sciocchi raramente messi nero su bianco, che messi insieme, sono una memoria collettiva di sciocchezze, che per quanto tali, fanno sorridere e rispecchiano tutti. Sarà banale, ma credo davvero che riuscire a fare ridere sia complicato, e penso all’humour sottile alla Woody Allen, non certo alle risate grasse suscitate dalla comicità demenziale di commedie cinematografiche. È per questo che credo uno degli scopi principali di questi libri, ma sicuramente il mio scopo in questo articolo, sia quello di esortare a togliere la puzza sotto il naso e apprezzare anche altri tipi di letteratura.

Anna Chiara Stellato

Anna Chiara Stellato

Giovane napoletana laureata in lettere, da sempre innamorata della sua città, del dialetto e della storia di Napoli. Lettrice compulsiva, appassionata di cinema d’autore e di serie tv. Sorrido spesso, parlo poco e non amo chi urla.

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