Die welle

Nel 1967, durante gli anni della contestazione e della controcultura, in un istituto di Palo Alto, in California, il professor Ros Jones realizzò un esperimento sociale un po’ particolare.

Todd Strasser, in questo passaggio del suo breve romanzo The wave (1981), cerca di riproporre lo stesso atteggiamento che ebbero gli studenti di Jones all’inizio del corso di Storia contemporanea:

Stavano studiando la seconda guerra mondiale, e il film che Ben Ross fece vedere alla sua classe quel giorno era un documentario sulle atrocità commesse dai nazisti nei campi di concentramento.
[…]
«Voglio che ripensiate a ciò che avete visto e a quello che vi ho detto. Ci sono domande?»
Amy Smith alzò subito la mano.
«Sì, Amy?»
«I tedeschi erano tutti nazisti?» chiese.
Ben scosse la testa «No, in realtà gli iscritti al partito nazista erano meno del dieci per cento della popolazione tedesca».
«E allora perché nessuno ha cercato di fermarli?» chiese Amy.
[…]
«Come possono massacrare dieci milioni di persone senza che qualcuno se ne accorga?»
«Già» disse Brad, […] «non può essere andata così»
[…]
«Come hanno fatto i tedeschi a restare a guardare mentre i nazisti massacravano la gente e poi sostenere di non sapere niente?»
[…]
«Tutto ciò che posso dire io è che non permetterei mai a un numero così piccolo di persone di imporsi sulla maggioranza».

All’orrenda assurdità delle vicende storiche i ragazzi contrappongo la certezza di non poter ricommettere quegli errori.
L’idea dominante è che il mondo abbia imparato la lezione.

Il docente decide, a questo punto, di avviare un esperimento in cui cerca di dimostrare come si possono manipolare le masse attraverso la disciplina.
Jones realizza un movimento, a cui dà il nome di The third wave, e i cui motti sono: “Strength through discipline” (forza attraverso la disciplina); “Strength through community” (forza attraverso l’unione); “Strength through action” (forza attraverso l’azione); “Strength through pride” (forza attraverso l’orgoglio); “Strength through understanding” (forza attraverso la comprensione).

Il primo giorno Jones mostra agli studenti come aggiustare la propria postura, spiega l’importanza dell’attività sportiva per rinvigorire le proprie attitudini fisiche, e addestra i ragazzi a entrare e uscire dalla classe in circa trenta secondi, con movimenti coordinati, senza fare il minimo rumore.
Proprio come un corpo unico.
Procede poi con una ferrea disciplina mirata a migliorare l’attenzione degli studenti. Per ogni intervento questi devono alzarsi in piedi e terminare la frase con “mr. Jones“.

Il secondo giorno introduce un saluto simile a quello nazista e impone alla classe di scambiarselo anche al di fuori dell’aula.
Questa scelta amplifica la portata del fenomeno e comporta una maggiore affluenza ai corsi di Jones, che vedono aumentare il numero di iscritti.
Inoltre risulta notevole, dopo solo un giorno, l’acuirsi dell’attenzione degli studenti.

Il terzo giorno istruisce la classe sulle pratiche di iniziazione per i nuovi membri della Third wave. Entro il tardo pomeriggio il movimento conta più di duecento adesioni.
Il fenomeno è ormai diffuso, e somiglia a una dittatura: gli oppositori vengono allontanati; i membri del movimento cominciano a spiarsi tra loro; chi si rifiuta di aderire subisce accuse di varia natura.

Il quarto giorno Jones si rende conto che sta perdendo il controllo della situazione.
Convoca quindi una riunione dell’intero gruppo. All’incontro afferma che la loro Third wave è soltanto una parte di un movimento nazionale ancor più grande e ordina ai ragazzi di presentarsi ad una manifestazione il giorno dopo in cui uno dei candidati presidenziali dovrà tenere un importante discorso.
Alla manifestazione, sullo schermo, al posto del discorso del candidato presidente viene proiettato un vecchio discorso di Hitler.
Il professor Ros Jones prende la parola alla fine del filmato, e dopo un lungo discorso annuncia la fine del movimento.

“Se la nostra attuazione della mentalità fascista è completa, non uno di voi potrà mai ammettere di aver partecipato a questa manifestazione finale della Third Wave. Come i tedeschi, avrete difficoltà ad ammettere a voi stessi di essere arrivati a questo punto. Non permetterete ai vostri amici e parenti di sapere che eravate disposti a rinunciare alla libertà individuale per gli ordini di dirigenti invisibili. Non si può ammettere di essere stati manipolati.”

L’esperimento dimostra come, assurdamente, riusciamo a mettere la nostra presunzione davanti agli insegnamenti della storia.
Sembra incredibile, ma sono bastati solo quattro giorni…

[Ros Jones ha scritto un resoconto della vicenda, che potrete trovare qui in lingua originale.
Su questo esperimento, oltre al già citato romanzo di Todd Strasser dal titolo The wave, nel 2008 Dennis Gansel ha realizzato un film, ambientato in Germania, Die welle.]

Antonio Esposito

Antonio Esposito nasce a Napoli nel 1989. È laureato in Lettere e specializzato in Filologia moderna. Attualmente scrive racconti, pianifica romanzi e insegue progetti editoriali di vario genere. Da editor collabora con la casa editrice Alessandro Polidoro, dove dirige anche la collana dei Classici.

2 Responses

  1. Interessante e suggestivo. Tuttavia, come molti altri tentativi di spiegare le atrocità commesse durante il regime nazista e l’acquiescenza del popolo tedesco, l’esperimento di Jones è utile e valido soltanto se integrato con altre prospettive. La più convincente, almeno in termini sociologici, mi sembra quella offerta da Zygmunt Bauman in “Modernità e Olocausto”.

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