I Pink Floyd e il lungo ventennio
Venti anni. Poco più, per l’esattezza.
È questo l’arco temporale che divide The division bell, l’ultimo album studio dei Pink Floyd, uscito nel lontano 1994, da The endless river, l’album che oggi fa il suo debutto sugli scaffali fisici e digitali.
Vent’anni in cui i fan della storica band britannica avevano ormai perso ogni speranza, soprattutto dal 2008, con la scomparsa di Rick Wright in seguito a una lotta contro il cancro.
Il bassista, Roger Waters, era fuori dai giochi, legato a doppia mandata ai Pink Floyd da un’ostilità che solo in occasione del Live 8 del 2005 era stata in apparenza superata. I Floyd non esistevano più.
The endless river è un riallacciarsi al passato, un mettere un punto conclusivo alla grandiosa esperienza durata 49 anni. L’album riutilizza infatti materiale registrato in occasione di The division bell. Il trio Gilmour/Mason/Wright può tornare solo in questo senso a suonare insieme.
L’album presenta numerosi richiami al passato. Prima di tutto il titolo: The endless river è un verso di High Hopes, fortunata canzone di The division bell. E nello stesso album c’era Keep talking con la voce del fisico Stephen Hawking. The endless river ripeterà l’esperienza in Talkin Hawkin’. E, ancora, il titolo dell’unica canzone con testo dell’album, Louder than words, è citazione di Sorrow, contenuta in A momentary lapse of reason:
And silence that speaks so much louder than words
of promises broken
(E il silenzio che parla così più forte delle parole/di promesse infrante)
L’album dovrebbe essere per Wright “the swansong”, il canto del cigno, come lo era stato probabilmente The division bell. Ma The endless river è molto di più, è l’ultimo album che potremo aspettarci dai Pink Floyd, il loro testamento. Non a caso Louder than words chiude l’album. Basta guardare il testo:
We bitch and we fight
Diss each other on sight
But this thing we do
These times together
Rain or shine or stormy weather
This thing we do
(Mandiamo tutto a puttane e litighiamo/ci offendiamo a vista/ma facciamo questa cosa/
Questi tempi insieme/Con la pioggia, il bel tempo o la tempesta/facciamo questa cosa)
Ecco che i Pink Floyd si pongono alla fine del loro percorso e possono guardarsi alle spalle. Non è difficile leggere in quei primi versi riferimenti a Roger Waters e forse anche a Syd Barrett. Uno sguardo dunque a tutto il percorso, sebbene nei fatti The endless river si ricolleghi solo all’ultimo periodo, i Pink Floyd del trio Gilmour/Mason/Wright, che ebbero i loro “canti del cigno” come formazione proprio in A momentary lapse of reason e The division bell.
Sulla copertina di The endless river troviamo un giovane su una barca. È di spalle e voga per allontanarsi. Fermi su un molo immaginario, non possiamo far altro che prendere questo regalo d’addio senza aggiungere nulla, con il silenzio che parla più forte delle parole. Ma questa volta, pare, tutte le promesse sono state mantenute.
Maurizio Vicedomini