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Top 100: le migliori canzoni del 2023 (pt. 1)

Il 2023 ha segnato il definitivo ingresso della musica messicana sulla grande scena mondiale. I gruppi k-pop sono diventati il nostro pane quotidiano, e l’hip-hop appartiene sempre più alle donne. In generale, questo è stato un anno tutto al femminile, in cui sono le donne ad aver dominato le classifiche e ad aver prodotto il materiale più interessante. C’è stato un momento in cui i tre singoli di maggior successo al mondo parlavano di riscatto dagli ex fidanzati. È stato il grande ritorno di Shakira, che ha contribuito alla notorietà della musica latina, insieme ai vari Bad Bunny, Karol G e Feid. The Weeknd e Drake erano praticamente ovunque, e Rihanna continua a vendere pur senza fare nuovi album. Le barriere tra i continenti si assottigliano e sempre più artisti provenienti dall’Africa e dall’Asia oltrepassano i confini. Il country ha ritrovato un successo che non aveva da anni, e non soltanto negli Stati Uniti. Che, a proposito, trovano un rinnovato sfidante nella Gran Bretagna. Non pervenute, invece, le grandi rock band, di cui molte al di sotto delle aspettative quest’anno. Taylor Swift è la persona dell’anno.

100. Gaia – Tokyo
Le note di Tokyo, con i versi della cantante che risuonano in sottofondo, ci trasportano subito in una dimensione eterea. Il grande merito va soprattutto all’interprete, che con la sua voce genuinamente calda e briosa allo stesso tempo fa esplodere un senso di godimento e liberazione. Il tutto con notevole leggerezza: della moto e della velocità non c’è traccia, a prevalere è il sogno.

99. Jessie Ware – Pearls
Un’atmosfera giubilante e festaiola pervade l’ultima uscita di Jessie Ware, opportunamente intitolata That! Feels Good!. Il secondo singolo estratto, Pearls, è un’ode al ballo come espressione di gioia, in cui l’artista inglese rilancia attraverso la disco – appunto – tutta la voglia di stare al mondo, raggiungendo rinnovate vette vocali. C’è una nuova festa in città e siamo tutti invitati, e mi raccomando: shake it ‘til the pearls fall off.

98. Kylie Minogue – Padam Padam
È affascinante come questa canzone si presti a differenti ricezioni. A un livello superficiale, descrive la tensione sessuale tra due persone, con il titolo che funge da onomatopea per il battito cardiaco. C’è poi chi ci vede una metafora del nostro rapporto con la tecnologia, o si può benissimo rimanere turbati dalla sua aria inquietante, suggerita un po’ anche dall’estetica del videoclip. Comunque sia, siamo tutti d’accordo sul fatto che sia un grandissimo pezzo dance.

97. Blanco – Bruciasse il cielo
L’ultimo singolo di Blanco ha il sapore vintage di una canzone degli anni Sessanta, di quelle che si ascoltano nei film in cui i giovani protagonisti ballano il lento sotto la stretta sorveglianza dei genitori. Ed è quanto più interessante, se si considera la sfumatura quasi metallica della sua voce (dite quello che volete sull’auto-tune, ma con lui funziona) e tutto l’immaginario di una gioventù ribelle e fumantina che la sua sola figura reca con sé. Anche qui.

96. Fuerza Regida and Becky G – Te Quiero Besar
Due superstar della musica latino-messicana che si incontrano, come molte altre quest’anno, forse con meno successo dei colleghi ma in maniera altrettanto notevole. Becky G e il frontman Jesus Ortiz Paz sono dolci senza essere stucchevoli, mentre intorno a loro ondeggiano le voci dei loro strumenti più tipici, un po’ carezzevoli e un po’ tormentoni. Dopo i primi secondi ti viene già voglia di ancheggiare.

95. Kungs and Carlita – Shadows
Yeah, he know I walk / Through the valley of the shadow of death. È quasi tutto qui il testo, una manciata di parole più che mai adatte per un brano che evoca un’atmosfera cupa e tenebrosa. Non c’è da avere paura, però, perché Kungs sa come far vibrare le corde giuste. Spegnete la luce, spingete il tasto play e lasciatevi andare all’oscurità. Sarà quasi come entrare in trance.

94. Kenya Grace – Strangers
Se qualcuno dovesse scrivere un tutorial su come comporre una hit nella propria cameretta e spedirla in cima alle classifiche, dovrebbe essere Kenya Grace. Questo pezzo drum ‘n’ bass suggestivo e notturno colpisce, ma la sua voce sussurrata seduce. È appena la seconda donna inglese, dopo Kate Bush, ad arrivare alla numero uno in patria con un brano interamente scritto e prodotto da sola.

93. PinkPantheress and Ice Spice – Boy’s a Liar Pt. 2
La versione originale era già andata piuttosto bene, ma quando Ice Spice è salita sul carro del remix a suon di rap questa canzone è diventata una bomba. Con una durata stringata di appena due minuti, sembrava proporsi da sé per far impazzire TikTok. Gli ingredienti del successo stanno nella combo con l’hip-hop del Bronx, nella voce fanciullesca di PinkPantheress e in un motivetto accelerato da bubblegum pop da far girare la testa.

92. Fred Again and Obongjayar – Adore U
Il dj e produttore inglese Fred Again prende un brano dello scorso anno di Obongjayar, ne preleva un estratto e lo trasforma in qualcosa di completamente diverso. Il risultato è sorprendente, con quest’aura magica e surreale che mette subito di buon umore. Un tocco di synth pop, unito al tepore del timbro del cantante nigeriano, e sembra di trovarsi sui titoli di coda di un coming of age drama.

91. Uncle Waffles, Justin 99, and Tony Duardo feat. Pcee, EeQue, and Chley – Yahyuppiyah
A molti la parola amapiano suonerà ancora ignota: si tratta di un termine africano per indicare un mix di deep house, jazz e musica elettronica. Se volete avere un degno esempio di cosa si tratti, Yahyuppiyah è ciò che fa per voi. Una volta ascoltata questa megacollaborazione tra un esercito di artisti, capitanati dalla dj e produttrice Uncle Waffles, sarà difficile resistere al richiamo del suo ritmo indomabile.

90. Margherita Vicario – Magia
Margherita Vicario diventa a ogni passo un’artista più matura e completa. Le nuove uscite ne arricchiscono il curriculum sonoro e visivo, facendone una dei pochi cantanti italiani a comprendere il valore dei videoclip, pur nella loro efficace essenzialità. Magia è (a ora) l’ultimo singolo, una canzone sulla guerra che non parla poi tanto esplicitamente di guerra, ma quando si rivela diventa terribile: Gli aerei volano / Secondo te ci vedono?.

89. Fulminacci – Filippo Leroy
Fulminacci ha un senso dell’ironia che pervade la musica, attraversa i testi e sprigiona dalle sue performance. È un cantautore, ma non si prende troppo sul serio. O forse è ciò che vorrebbe farci credere, mentre spolvera di divertissement le sue canzoni tra una nota grave e l’altra (Non vi resta che ridere mentre piango). Il diletto, insomma, sembrerebbe più nostro che suo. Però noi stiamo comunque al gioco, perché ne vale la pena, soprattutto se infarcito con dei cori irresistibili.

88. Victoria Monét feat. Lucky Daye – Smoke
Dopo quasi dieci anni passati in sordina, a comporre canzoni per gli altri e rilasciare un EP dopo l’altro, Victoria Monét arriva al grande debutto nel 2023. E, come si poteva immaginare dalle premesse, fa incetta di nomination ai prossimi Grammy. Il singolo che ha fatto da apripista, Smoke, è un omaggio al fumo (non dobbiamo certo dirvi di che tipo), ma è anche un melodioso arrangiamento che trasporta il classico R&B nel mondo contemporaneo.

87. Niall Horan – Heaven
Niall Horan ha appena compiuto un altro passo verso la maturità artistica. L’ex One Direction, che strizza l’occhio un po’ al rock e un po’ a Michael Bublé, con Heaven canta la gioia e la potenza dell’amore che sprigiona dai suoi occhi e dalla sua voce. La musica funziona, i cori arrivano, l’interpretazione è sentita. Quest’Horan innamorato ci piace proprio assai.

86. The War and Treaty – Ain’t No Harmin’ Me
Il blues, il gospel e il soul tutti insieme: le voci di Michael e Tanya Trotter, una coppia nella vita quanto nel lavoro, si insinuano nel solco della storica tradizione della musica afroamericana. Il duo canta di aver incontrato il diavolo – certamente in forma di metafora – e di averlo sconfitto, e subito ci scorre davanti un intero immaginario cinematografico fatto di praterie, cavalli e fucili. Sarebbe stata perfetta per un film di Tarantino.

85. MUNA – One That Got Away
In un momento in cui le uniche pop band degne di nota sembrano provenire dall’estremo oriente, le MUNA rappresentano un faro nella nebbia. La loro musica è una combinazione vincente di stili e influenze dance, rock ed elettroniche, tant’è che definirle soltanto pop è riduttivo. In altre parole, sono energia allo stato puro, la migliore che possa accompagnare quest’inno di rivalsa e amor proprio.

84. Ayra Starr – Sability
Ayra Starr è la nuova stella dell’afropop che ha contribuito ad abbattere i confini trai mondi negli ultimi anni, dimostrando come le sonorità del continente nero possano insinuarsi tanto nella testa quanto sui fianchi. Prendetela come la nuova frontiera della musica urban o come la rivoluzione del dancehall, non importa, ma sappiate che sta indicando ai nostalgici dell’hip-hop dei primi anni Duemila dove guardare: a lei.

83. Del Water Gap – All We Ever Do Is Talk
In questo brano elettro-rock che fa della nostalgia il suo perno, Del Water Gap rievoca i bei momenti degli inizi di una relazione che è ormai agli sgoccioli. Nostalgia per i tempi andati, dunque, e anche per certe sonorità anni Ottanta. Che cosa ci è successo? Ritroveremo mai quelle sensazioni? Le domande sono giuste, ma purtroppo si direbbero anche retoriche.

82. Noah Kahan and Post Malone – Dial Drunk
Amarezza, ne abbiamo? Dallo stato del Vermont, arriva questo giovane cantautore la cui musica richiama alla mente le immagini degli alberi d’autunno e delle strade innevate. Siamo in territorio folk, di cui si riconoscono le corde che suonano toccanti con echi à la Mumford & Sons. Nulla di più adatto per un uomo che rimpiange in totale solitudine la sua amata andata via. L’aggiunta di Post Malone non può che impreziosire.

81. Latto feat. LuKala – Lottery
Sensualità, carisma e tanto girl power: sono questi gli ingredienti che fanno di Latto il nuovo fenomeno del rap. Sebbene, in realtà, le sue canzoni non si schierino da una sola parte. Infatti, Lottery è un misto di pop, hip-hop e disco anni Settanta irresistibile nella sua frizzantezza. Appena parte il ritornello, già ti vedi le cantanti salire su un carro e prendere le redini della parata.

80. Gazzelle – Flavio
Di solito Gazzelle si presenta con i panni (musicali) dell’outsider cui vorresti tendere una mano, a meno che tu non sia troppo impegnato a piangere sulle sue canzoni ovviamente. Stavolta si offre a noi con un brano meno malinconico, però non illudetevi: quando canta “E tutti insieme Flavio dai, Flavio, dai”, non sta imitando un coro da stadio, ma vuole dirci che nonostante l’(auto)incitamento non è detto che riesca a sorridere. Sensibile e pure ironico, che cosa si può volere di più?

79. Chvrches – Over
Non c’è niente da fare, se ci fosse una competizione per eleggere il miglior artista synth rock dei nostri tempi, i Chvrches si candiderebbero alla presidenza. Tra il richiamo dei loro sintetizzatori e la voce penetrante di Lauren Mayberry, ci si perde ancora una volta nei loro brani. È difficile comprendere se siano usciti dal buio di cui cantano o se intravedano la luce in fondo al tunnel, ma è proprio questo connubio tra malessere e rinascita a conquistarci. Di nuovo.

78. Post Malone – Chemical
La svolta pop di Post Malone era nell’aria già da un po’ (ricordate il duetto con Doja Cat?), ma chi lo ha detto che non si possa cambiare la via vecchia per la nuova? Con Chemical, il cantante di New York prolunga la sua pausa dal rap e attinge a piene mani dal repertorio country e folk. Nonostante le apparenze, questa non è una canzone spensierata, e Post Malone non è un duro da marciapiede. Qui, anzi, è dove mette a nudo le sue fragilità.

77. Bad Bunny – Monaco
L’immaginario di Bad Bunny è fatto di poche, semplici cose: soldi, lusso e lussuria. Il suo modo di rappare, però, rende questa frivolezza parecchio affascinante, che gli si concede pure la spavalderia di vantarsi della sua vita agiata. Anche perché, in fondo in fondo, suona come una difesa (Otra vez me criticaron y ninguna me importaron), combinata con il suono del piano e dei violini, che è il vero tocco di classe. Dopotutto, nel mezzo ci sono delle note di Charles Aznavour.

76. Tems – Me & U
La Nigeria sta diventando decisamente un palco interessante nello scenario musicale di oggi. Dopo gli exploit di Burna Boy e di Wizkid, ecco arrivare anche Tems, qui al suo primo grande singolo. Conosciuta principalmente per le collaborazioni con Rihanna, Beyoncé, Future e Drake, trova la sua strada in un motivo afrobeat su cui innesta versi essenziali e ripetitivi, che parlano della sua relazione con Gesù, ma se volete è perfetta anche per ballarci sopra.

75. Achille Lauro – Stupidi ragazzi
Chi lo segue fin dall’inizio, sa bene che Achille Lauro ha molte facce e che può essere tutto e il suo opposto: birbante, sexy, romantico, danzereccio. Qui sceglie di indossare una delle sue vesti più dark. L’ispirazione è la musica elettronica europea, il ritornello acchiappa subito al primo ascolto, e il tema è ancora l’amore, di cui parla come una giungla, una strage, qualcosa che travolge e ferisce. il richiamo dell’oscurità, però, è potente.

74. Corook & Olivia Barton – If I Were a Fish
Il titolo è spiritoso, ma le intenzioni sono serie. If I Were a Fish è un inno sulla body positivity e l’accettazione di sé stessi, in cui le voci delle due cantanti – partner anche nella vita reale – si fondono alla perfezione, che è praticamente impossibile distinguerle. L’immagine evocata, molto indie, da canto a cappella con chitarra acustica in salotto, suggerisce partecipazione e quiete insieme. Una delle cose più tenere di questo 2023.

73. Zayn – Love Like This
Piccoli ragazzi crescono. Un altro degli ex One Direction che sta cercando la sua strada, nel suo caso andando a scandagliare i sentieri del garage house anni Novanta. Quello che ci trova è una canzone vorticosa, con una sonorità che ti prende e ti porta via con sé, verso un amore avventuroso, appassionato e sfrenato. Le vibrazioni puntano dritto ai sensi, e li colpiscono in pieno.

72. Jorja Smith – Try Me
Primo singolo estratto dal suo nuovo album, Try Me inaugura una nuova fase nella produzione di Jorja Smith. Una più consapevole, più sicura, meno sofferente – o forse altrettanto sofferente, ma in modo diverso. Non sono solo i testi, anche la sua voce sembra essersi fatta più matura e abbracciare con convinzione le sue stelle parole, mentre canta I don’t have to tell you what I’ve changed /
I couldn’t tell you that I’ve changed
. Meriterebbe cento di questi Brit Awards.

71. Peggy Gou – (It Goes Like) Nanana
Diciamoci la verità, non è stato un grande anno per la musica dance questo 2023, tra cover, grandi assenti e certi big che sembravano alquanto sottotono. Per fortuna, poi, è arrivata Peggy Gou e ha salvato l’estate. Con una melodia magnetica accompagnata da un pugno di versi, è riuscita a condensare due ingredienti che funzionano sempre: le sonorità retrò stile anni Novanta e un testo efficacemente conciso. In una parola, nanana.

70. Miguel – Sure Thing (Sped Up)
Diamo ai social quello che è dei social: non fosse per TikTok e Instagram, la canzone di Miguel non farebbe parte di questa classifica. E questo perché la release originale risale a oltre dieci anni fa, mentre una nuova versione velocizzata ha iniziato a circolare online lo scorso inverno (difficile risalire alle origini del fenomeno). Fatto sta che Miguel è tornato in classifica, e meno male, altrimenti ci saremmo dimenticati di questo succoso brano nella migliore tradizione R&B.

69. Anitta – Funk Rave
Un ritorno alle origini per la cantante brasiliana. Nelle sue dichiarate intenzioni, con gli ultimi singoli si è voltata indietro al passato e alle sonorità della sua terra. Stiamo parlando di reggaeton e, manco a farlo apposta, di funk, qui al massimo della loro potenza, sexy e palpitanti da far girare la testa. Nel videoclip sculettano tutti, e si capisce: vi sfidiamo a trattenervi dal farlo.

68. Omar Apollo – 3 Boys
Breve storia triste di un ménage à trois. Il cantante prova a cimentarvisi, per poi scoprire che non fa per lui. La questione è meno sordida di quanto ci si aspetti, qui sono coinvolti dei sentimenti: Three boys would work if I wasn’t so tethered to you. Siamo nel territorio del romanticismo, ma di quello amaro, e il timbro sofferente di Omar Apollo ci trasporta in un racconto senza lieto fine.

67. Käärijä – Cha Cha Cha
Inizia come un pezzo metal tenebroso che a metà apre le braccia alle discoteche di tutto il mondo. A tenere insieme le due parti, l’ispirazione elettronica e l’energia del suo interprete. Cha Cha Cha segue in realtà l’evoluzione del racconto, cambiando tono e atmosfera man mano che il protagonista della canzone si rilassa e decide di buttarsi in pista. Arrivato secondo all’Eurovision, in realtà è molto più coinvolgente e originale della prima classificata.

66. Stephen Sanchez – Evangeline
Dopo il fulminante esordio dell’anno scorso con Until I Found You, il cantautore americano arriva nel 2023 con l’album di debutto e questo singolo che confermano tutto il fascino del suo stile struggente, romantico e old school. Con un sample di Honey di Bobby Goldsboro del 1968, Sanchez dichiara esplicitamente – semmai ce ne fosse bisogno – che la sua ispirazione risiede nei tempi andati, e a noi piace proprio per questo. Ti canta I’ll be the pillow, and I’ll be the bed e ti viene voglia di cadere ai suoi piedi.

65. Benee – Green Honda
Dalla sua ribalta nel 2020, tutto potevamo aspettarci da Benee fuorché della musica elettronica ed elettrizzante. Green Honda non ha nulla a che vedere con Supalonely. È ipnotica, sembra volerci portare via con sé sulla sua automobile a urlare che non ha bisogno di nessuno, e la sincerità delle sue parole fa pensare a quanto possano essere efficaci anche i testi più banali se detti nel modo giusto.

64. The Weeknd feat. Future – Double Fantasy
Dalla controversa miniserie The Idol è uscita almeno una cosa che ha messo tutti d’accordo: la colonna sonora. Che, ovviamente, porta la firma del suo ideatore e protagonista. Non è un caso che siano stati estratti dei singoli di successo, tra cui, appunto, questa Double Fantasy che, come si può facilmente intuire, lascia ben poco all’immaginazione. Già solo l’intro musicale è disturbante e magnetica, come uno spettacolo da cui non puoi più distogliere lo sguardo.

63. Reneé Rapp – Snow Angel
Una delle esplosioni più folgoranti di questo 2023. Dopo aver conquistato Broadway e la musica (il suo album è stato accolto positivamente dalla critica), Reneé Rapp si prepara a prendersi anche il cinema con il debutto nel prossimo Mean Girls. La fermezza e la potenza con cui canta in Snow Angel, alternando diversi timbri vocalici, fanno presupporre che sarà un’ottima Regina George.

62. Eslabon Armado and Peso Pluma – Ella Baila Sola
Come il titolo lascia immaginare, si tratta di una canzone su una donna che balla a una festa, coi due interpreti che ne ammirano la bellezza. Nulla di straordinario, insomma. A decretare il trionfo di questo brano – vera e propria hit mondiale, principale esponente del fenomeno messicano – è l’incontro tra i differenti e contrastanti timbri vocalici dei due interpreti e il dispiegamento delle migliori sonorità della tradizione ad ammaliarci, che alla fine vorresti esserci anche tu a quel party.

61. Tananai – Tango
Del 2023 ci ricorderemo tutti dell’esplosione romantica del cantante di Sesso occasionale. Una power ballad così struggente da convincere anche la generazione Z a mettere in pausa i rapper per concedersi qualche lacrima. La storia d’amore che c’è dietro – quella di una coppia divisa dalla guerra in Ucraina – è ancora più straziante tanto più è vera. C’è una potenza innegabile in tutto questo, che ha fatto sì che Tango arrivasse persino in Corea del Sud.

60. Raye feat. Coi Leray – Flip a Switch
Fortunatamente, dopo l’uscita di Escapism l’anno scorso, non abbiamo atteso molto per poter ascoltare l’intero album – che è poi anche il suo album di debutto, dopo una lunga lista di singoli e collaborazioni. Flip a Switch è una delle sue perle, originariamente incisa da sola, e poi impreziosita dalla presenza di Coi Leray, un’altra rivelazione del 2023. Adesso abbiamo la conferma: la scena urban ha un’altra grande interprete, e il suo nome è Raye.

59. Nicki Minaj and Ice Spice – Barbie World
Ovvero, come trasformare una grande hit in un’altra hit. Di Barbie World degli Aqua, ce ne ricordavamo già tutti. L’unica soluzione possibile era pertanto cucirgli addosso un vestito nuovo. Le due rapper, tra le più talentuose in circolazione, mantengono la voce di Lena che canta il ritornello in sottofondo costante, ossessivamente, mentre incalzano con i loro versi sempre più velocemente. Con loro, Barbie si fa sexy e accattivante, ma non le si può dire cosa fare.

58. The Kolors – Italodisco
Questi nostri tempi hanno dimostrato che i tormentoni sono diventati una cosa seria. Tra tanta musica usa e getta, ce ne sono anche di quelli destinati a durare, e Italodisco ne è il perfetto esempio. Sono anni che i Kolors si cimentano in melodie composite, fatte di ispirazioni anni Ottanta, reminiscenze del passato, un po’ di synthpop e un po’ di rock, ma il risultato non è mai stato tanto azzeccato. Merito anche di un testo che non si scolla più dalla mente.

57. Sea Lemon – Vaporized
Un brano dreampop ingannevole, che evoca scenari eterei e inafferrabili mentre parla di sconforto e stati d’animo simildepressivi. Do you ever feel like you’re fallin’? / I know I do: è così che comincia, e da lì in poi non è prevista alcuna risalita. La voce di Sea Lemon, nome d’arte di Natalie Lew, è evanescente, in perfetta armonia con la canzone, e lascia addosso un’autentica sensazione di malinconia.

56. Charly Bliss – You Don’t Even Know Me Anymore
La band di Brooklyn mescola alla perfezione pop motivazionale e rabbia adolescenziale. Com’è facilmente intuibile, la canzone parla di una love story terminata e di una coppia che non ha più niente da dirsi, ma non c’è sofferenza o rimorso: a prevalere è la voglia di andare avanti e una invidiabile sicurezza in sé stessi – che è poi il punto di forza del brano. Completa il quadro Eva Hendricks, la frontwoman del gruppo con una voce che sa essere incisiva e convincente.

55. Rosalía and Rauw Alejandro – Beso
La coppia, originaria della Spagna (lei) e di Porto Rico (lui) è solo l’ultimo dei sodalizi reali che diventano poi anche artistici. Per buona parte della critica internazionale, è Vampiros il loro singolo più riuscito, ma è con Beso, secondo noi, che raggiungono il culmine dell’intesa, che le loro voci si amalgamano al meglio e il loro amore brucia ardente e sensuale. Non senza una punta di dolore, che emerge quando il partner si allontana. Peccato che si siano già lasciati.

54. Elodie – Due
Elodie ne azzecca una dopo l’altra. Qui si percepiscono ancora le influenze urban che ormai sono un po’ la sua cifra, con l’aggiunta di una scelta lessicale mai più felice: Per me le cose sono due / Lacrime mie, o lacrime tue sono versi che acchiappano subito l’uditorio. Ne vien fuori un brano che funzionerebbe come scaldamuscoli invernale o tormentone estivo. Insomma, una donna per tutte le stagioni. Nonché la popstar che l’Italia stava aspettando.

53. Jay Rock, Anderson .Paak & Latto – Too Fast (Pull Over)
Con un titolo del genere, ci voleva per forza un suono intenso ed energico. Dal momento in cui parte la musica – con l’ausilio di sonorità latineggianti – è chiaro che non si può più stare fermi. Naturalmente, il ritmo esige che chi prende in mano il microfono sia all’altezza, e per fortuna i tre rapper non deludono affatto. Jay Rock ci ha fatto aspettare cinque anni per avere del materiale nuovo, ma ne valeva la pena.

52. Glaive – all i do is try my best
Se Glaive ci aveva fatto credere di trovarsi a suo agio nei club e nelle piste dove suonano dance e trance, quest’anno ci ha sorpreso alla grande. Con un titolo che sembra quasi una richiesta d’aiuto (sulla scia di quello del suo album di debutto, I Care So Much That I Don’t Care at All), racchiude in un brano tutta la speranza e la fatica di un giovane uomo, in un ritratto dell’adolescenza solo apparentemente scanzonato e con tutta la potenza emotiva che la sua voce riesce a sprigionare.

51. Metro Boomin, the Weeknd and 21 Savage – Creepin’
Chi se lo aspettava che una cover di un brano di successo del 2004, che a sua volta replicava uno del 1996, potesse riscuotere così tanti consensi? Sicuramente, il fatto che ci fossimo del tutto dimenticati della versione originale ha giocato a suo favore. Metro Boomin ha reso I Don’t Wanna Know di Mario Winans ancora più cupa, cadenzando lentamente il tormento di cui canta, e facendone infine qualcosa di nuovo. Il talento dei suoi interpreti fa il resto.

Redazione

Grado Zero è una rivista culturale online, nata dall’incontro di menti giovani. Si occupa di cultura e contemporaneità, con particolare attenzione al mondo della letteratura e del cinema.

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