Racconto: Il passaggio a livello – Iacopo Destefani

Era la fine degli anni Sessanta e Maddalena viveva in un paesino sul Delta del Po. Era una ragazza semplice ma piena di vita, stava diventando grande e le abitudini di quel luogo le andavano strette. Sognava infatti di raggiungere sua cugina che si era trasferita a Milano dove era felice. Partire non era tuttavia un’impresa facile in una situazione come la sua: aveva trascorso la gioventù accudendo i suoi tredici nipoti e nessuno le aveva mai proposto di studiare oltre la terza media. La sua occupazione era stata data per scontata e ormai aveva compiuto diciotto anni, per cui sua madre iniziò a metterle pressione.

«Domani dopo la Messa ci fermeremo a parlare con la signora Molin, quindi mettiti il vestito buono e fai la brava!» le ordinò un sabato pomeriggio. Maddalena conosceva bene il motivo della chiacchierata: il figlio della signora Molin era infatti un buon partito, commerciava sementi e andava spesso in giro per affari. Aveva espresso interesse nei confronti di una ragazza così giovane e in gamba come Maddalena, per cui le cose sembrarono combinate nonostante avesse il doppio dei suoi anni e le avesse parlato sì e no un paio di volte.
«È un brav’uomo, e conosceva tuo padre… quindi ti porterà rispetto, figlia mia» le disse sua madre dimostrando tanta saggezza quanta rassegnazione. «Lasciami in pace, mamma. Non lo sposerò mai!» le gridò Maddalena uscendo di casa. «E allora ti farai suora!» replicò sua madre furiosa.

Maddalena prese la bicicletta e si diresse in paese per partecipare alla recita del Rosario. Giunse presso il passaggio a livello e si fermò a pochi passi dalla sbarra abbassata. Una volta c’era un casellante ma il sistema era stato automatizzato di recente, così si ritrovò sola e libera di fantasticare. Adorava guardare i treni perché suo padre faceva il macchinista e ogni volta che ne vedeva passare uno se lo immaginava bello e sorridente alla guida del convoglio. Era un uomo sereno che le aveva insegnato a guardare al futuro con fiducia e Maddalena avrebbe tanto desiderato poter contare sulla sua presenza in questo momento. Tuttavia, sapeva di non avere molta scelta. Con animo malinconico e un pizzico di follia decise di affidare al fato la sua decisione: se il treno fosse arrivato da est avrebbe sposato il signor Molin, se il treno fosse arrivato da ovest si sarebbe fatta suora.

Maddalena guardò verso est e immaginò il suo matrimonio. Venne accompagnata all’altare dal maggiore dei suoi fratelli e fu celebrata una breve cerimonia dove tutti gli invitati sembrarono felici, nonostante lei indossasse un vestito sporco e rattoppato. In seguito presso Villa Molin si tenne un generoso banchetto, durante il quale a Maddalena non vennero serviti che arachidi e semi di zucca tostati. Al termine del pranzo lo sposo le cinse il torso con la sua mano sudaticcia e si spese in un discorso altisonante dove annunciò la sua imminente partenza. Dopo pochi mesi, Maddalena rimase inspiegabilmente incinta. Benché certa oltre ogni ragionevole dubbio di non aver mai conosciuto l’amore, diede alla luce tanti figli maschi quanti i suoi nipoti, tutti assomiglianti come gocce d’acqua al signor Molin.

Maddalena, sconvolta dalla grottesca rappresentazione della sua ipotetica vita coniugale, guardò verso ovest e s’immaginò accolta in convento. Non aveva mai sentito la chiamata del Signore per cui si sentì subito in imbarazzo, pregò per quaranta giorni e quaranta notti ma le sue sensazioni nei confronti del noviziato rimasero invariate. Vista la sua esperienza come bambinaia la inviarono alla scuola elementare con il compito di insegnare il Salve Regina. Il ruolo di catechista non le dispiacque, ma non appena giunse in aula notò che il testo a disposizione degli alunni fosse ancora quello in lingua latina. Li invitò quindi a prendere penna e calamaio e dettò loro la preghiera in italiano, i fanciulli iniziarono a chiamarla maestra e Maddalena si sentì al settimo cielo… finché il suo nobile gesto non fu interpretato come un’irriverenza, i genitori degli alunni le rinfacciarono di non essere un’insegnante e le imposero di rimanere al proprio posto. Maddalena cercò di confidarsi con sua madre, ma nel frattempo era diventata dura d’orecchi e si limitò a risponderle che non era colpa sua se non aveva potuto studiare.

Maddalena si sentì scoraggiata. Il passaggio a livello era rimasto chiuso da un pezzo e presto avrebbe conosciuto la sua sorte. Ripensò a sua cugina e al sogno di realizzarsi in una grande città. Era disposta a rimboccarsi le maniche, avrebbe accettato qualsiasi lavoro purché onesto, e con un minimo d’aiuto forse sarebbe addirittura riuscita a studiare. Era certa che suo padre sarebbe stato orgoglioso di vederla diplomata. Ma se anche non avesse potuto trasferirsi, avrebbe trovato intollerabile il fatto che sua madre le avesse imposto di sposarsi proprio con il signor Molin. I giovanotti in cerca di moglie non mancavano anche nel suo paesino e prima o poi un bravo ragazzo lo avrebbe sicuramente trovato. E poi le cose stavano cambiando, se fosse riuscita a rendersi in qualche modo indipendente non avrebbe dovuto sposarsi per forza. Si chiese che cosa avesse spinto suo madre a tanta crudeltà nei suoi confronti, immaginò i dispiaceri e le frustrazioni che l’avevano inaridita e si augurò di trovare un giorno la forza di perdonarla. Maddalena pianse, piccola e ferita da un mondo troppo grande.

Regnò intorno a lei un silenzio solenne quando la campanella iniziò misteriosamente a trillare. Maddalena si consolò sperando che suo padre l’accompagnasse verso la migliore delle destinazioni, ma scrutò l’orizzonte e non vide sopraggiungere treni né da una parte né dall’altra. Un istante dopo la sbarra si mosse, azionata da un meccanismo che evidentemente non funzionava bene perché in quel momento non passò nessun convoglio. Il suono della campanella cessò e il passaggio a livello rimase spalancato davanti ai suoi occhi, lasciandola libera di scegliere la sua strada.

«Grazie, papà» disse Maddalena guardando all’insù.

Iacopo Destefani è nato a Rovigo il 2 Marzo 1981 e lavora come infermiere psichiatrico. Nel suo passato c’è tanto sport, musica e cinque anni di onorato servizio come bartender nei pub di Londra. Si dedica alla scrittura creativa da diversi anni e ha collaborato nella realizzazione di numerose produzione discografiche e televisive.

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Grado Zero è una rivista culturale online, nata dall’incontro di menti giovani. Si occupa di cultura e contemporaneità, con particolare attenzione al mondo della letteratura e del cinema.

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