Poetesse italiane del Novecento: Patrizia Cavalli

Il terzo appuntamento di Poetesse italiane del Novecento è  con Patrizia Cavalli(Todi 1947). Si inizia con un percorso a ritroso da È tutto così semplice tratto da Pigre divinità e pigra sorte (Einaudi ,2006) a Se tu bussassi alla mia porta da Poesie(Einaudi, 2002).

È tutto così semplice: la chiarezza espositiva del verso

È tutto così semplice,
sì, era così semplice,
è tale l’evidenza
che quasi non ci credo.
A questo serve il corpo:
mi tocchi o non mi tocchi,
mi abbracci o mi allontani.
Il resto è per i pazzi.

Fin da subito la poetessa perugina non lascia spazio ad un’esegesi criptica, perché Tale è l’evidenza (v.3) del momento che è presentato come qualcosa di essenziale ed elementare. L’ermetismo, la chiusura della parola in se stessa, il verso come un rebus affascinante da risolvere sembra qui cedere il posto ad un’ aderenza diretta alla realtà, alla quotidianità ed immediatezza del pensiero nonché del corpo. Patrizia Cavalli descrive l’evidenza del momento nell’atto stesso in cui accade.

La sua non  è una riflessione a posteriori. La parola aderisce alla carta così come all’istantaneità degli atti nella loro concretezza; non si circonda di tecnicismi, simbolismi o analogie che rimandano a realtà “altre”. È un componimento veloce e breve così come deve essere veloce il messaggio che vuole trasmettere con limpidezza e semplicità. Con il verso finale “il resto è per i pazzi” la Cavalli vuole far intendere che nella vita, nell’amore, nell’istintività dei nostri comportamenti non ci sono teorie da applicare o sui cui dover ragionare, non c’è una tesi da dimostrare con un sillogismo. Ella pone il lettore dinanzi a scelte concrete e rapide e non vuole essere fraintesa. In quest’ottica di dichiarata chiarezza espositiva l’amore è, non solo, qualcosa che risponde ad un istinto ma anche qualcosa su cui non bisogna indugiare.

Della serie più idiomatica “Mi vuoi o non vuoi?”. La velocità dei versi è tale che sembra di non averli letti o si insinua il dubbio di averlo fatto distrattamente. Invece, la forza e l’incisività della parola, resta, come se il lettore sapesse quei versi a memoria.

…Se ora tu bussassi alla mia porta

Adesso accostiamoci a un altro interessante componimento tratto dalla raccolta Poesie (Einaudi, 2002) :

Se ora tu bussassi alla mia porta
e ti togliessi gli occhiali
e io togliessi i miei che sono uguali
e poi tu entrassi dentro la mia bocca
senza temere baci disuguali
e mi dicessi: «Amore mio,
ma che è successo?», sarebbe un pezzo di teatro di successo.

Se ora tu bussassi alla mia porta è cadenzato e la struttura è perfettamente equilibrata;  si avverte la musicalità del verso tipica, quasi, di una filastrocca o di una canzone. L’economia del componimento non ha tralasciato nulla neanche sul piano contenutistico: in sette versi la Cavalli è riuscita a dire tutto nell’immediatezza e limpidezza, a tratti disarmante, che la contraddistinguono. La poetessa coglie il cuore del contesto situazionale descritto: l’amore come complicità e tenera ,quanto sensuale, intimità.

Verso dopo verso si assiste gradualmente ad un potenziamento dell’intensità dei gesti e della scena, che, da una dimensione quotidiana si trasferisce su quella teatrale. Il risultato? L’amore appare come un atto scenico ben riuscito nella sua affascinante spontaneità tanto da poter suscitare nel lettore l’irresistibile voglia di sciogliersi in un applauso (come dargli torto!?). “Et voilà “: l’effetto è inaspettato e la trama perfetta. La complicità amorosa, nella sua essenza ritrovata in piccoli gesti, è descritta come un insieme di elementi che incastrati fra loro combaciano armoniosamente come in un concerto o in una canzone.

Non è azzardato pensare che il componimento rispecchi quanto detto dalla Cavalli, in merito alla natura della poesia, in un’intervista fatta da Lisa Ginzburg nel 2002:

[…] È una cosa molto misteriosa. Credo provenga da una certa area del cervello che sta a metà tra quella della musica e quella della parola. Perché suona. E’ una parola che suona. Ma in un modo tutto suo che non ha veramente a che fare con la musica, è un altro genere di sonorità […]

Valentina Grasso

Lascia un commento

Torna su