2018, un anno di cinema e serie tv

Se per ogni anno esistesse un corrispettivo nell’universo cinematografico o televisivo, potremmo dire che il 2018 è stato un lungo sequel del 2017, oppure la seconda stagione di una serie cominciata dodici mesi prima.

I grandi temi, gli eventi e le innovazioni preannunciati l’anno addietro nei due grandi campi dell’audiovisivo sono maturati appieno in questo che ci siamo appeni lasciati alle spalle; tanto per cominciare, il trend negativo cominciato nell’ultimo quarto del 2017 si è trascinato fino all’estate e il calo delle presenze al cinema non si è arrestato, almeno non prima dell’arrivo di settembre, che ha portato con sé un ragguardevole aumento che ha fatto tirare un sospiro di sollievo. Incrementare l’affluenza anche nel periodo più caldo ed evitare di concentrare troppi titoli di richiamo in poche settimane è l’obiettivo di una politica in fase di perfezionamento e che proseguirà anche in questo 2019.

Quale futuro per il cinema?

Sulla mia pelle di Alessio Cremonini

Il ruolo della sala, del resto, è al centro di una rivoluzione che ha coinvolto anche i grandi festival, non per ultimi Cannes e Venezia, con differenti opinioni da parte dei rispettivi direttori che si sono ripercosse anche sulla scelta dei titoli delle due rassegne: il mancato accordo tra il francese Thierry Frémaux e Netflix ha fatto sì che quest’ultimo non potesse sfoggiare nessuna produzione originale sulla croisette, ma il colosso dello streaming si è consolato portando in laguna uno dei titoli più acclamati dell’anno, Roma di Alfonso Cuarón; ma ha saputo anche accaparrarsi gli ultimi lavori di maestri del cinema d’autore e di genere come i fratelli Coen, Duncan Jones, Paul Greengrass e Andrew Niccol, e ha fatto discutere ancora quando Sulla mia pelle di Alessio Cremonini è stato distribuito in contemporanea in sala e sulla piattaforma.

L’anno della rivoluzione

Robin Wright in House of Cards

Il 2018 è stato altresì il primo anno dell’era post-MeToo e post-Weinstein, il primo cioè in cui sia stato possibile valutare gli effetti dell’onda femminista e di rivendicazione che ha travolto il mondo dello spettacolo non molti mesi fa. Restando in tema di festival, a Cannes la presidentessa Cate Blanchett e la regista Agnès Varda hanno guidato una protesta di 82 professioniste del settore sul red carpet per invocare la fine della disuguaglianza di genere nell’industria cinematografica.

Intanto la serie tv The Royals è stata cancellata dopo le accuse rivolte contro il suo creatore Mark Schwahn da oltre venti donne, Bryan Singer è stato allontanato dalla produzione di Bohemian Rhapsody di cui era regista e escluso dalle cerimonie di premiazione, ma il vero punto di svolta è stata la sesta e ultima stagione di House of Cards, epurata del suo protagonista Frank Underwood – al secolo Kevin Spacey, che al momento in cui scriviamo sta affrontando un processo per molestie sessuali – eppure chiusa troppo frettolosamente, per l’insensata ragione di sbarazzarsi di tutto ciò che ricorda da vicino il volto più infamante di Hollywood.

Dai film alle serie, c’è spazio per tutti

The Assassination of Gianni Versace

Il cinema e la tv di questo 2018 sono stati senz’altro i più inclusivi che si possano ricordare, forse di sempre, con risultati impressionanti in termini di consenso di pubblico e di critica: è stato l’anno del primo supereroe nero protagonista di un cinecomic tutto suo, Black Panther, già diventato cult nell’immaginario collettivo, ma anche di Pose, la serie non a tema queer con il più alto tasso di attori LGBT, e della ballerina trans in Girl di Lukas Dhont, del ritorno di Spike Lee con BlacKkKlansman e persino del romanticismo tra due outsider come l’inserviente muta Elisa e l’uomo anfibio in La forma dell’acqua di Guillermo Del Toro. E poi, le nuove stagioni delle serie all black Insecure, Atlanta, Black-ish. Il 2018 ci ha portato indubbiamente la voglia di riflessione e di introspezione, di osservare e capire meglio ciò che ci circonda, il che spiega il successo di narrazioni quanto mai legate all’attualità, sebbene diegeticamente spostate nel passato: è il caso di La fantastica signora Maisel, L’assassinio di Gianni Versace e The Deuce, degli acclamati ritorni di Will & Grace e di Pappa e ciccia – con la rapida chiusura di quest’ultimo dopo che la protagonista Roseanne Barr si è lasciata andare a dichiarazioni razziste via Twitter – e probabilmente anche del generale trionfo di serie a basso tasso di effetti speciali e fracassoni, persino in un horror come Hill House e nell’universo distopico di The Handmaid’s Tale, a dimostrare che ciò che fa emozionare gli spettatori è altrove (ma è solo questione di tempo: l’anno prossimo torna Il trono di spade).

Volti e nomi memorabili del 2018

Rami Malek in Bohemian Rhapsody

Se la popolarità dei supereroi sul piccolo schermo è in calo, lo stesso non si può dire per il cinema, dove i cosiddetti generi d’evasione la fanno da padrone, e il fantasy, la fantascienza e l’animazione dominano incontrastati il box office (nella classifica dei 10 maggiori incassi mondiali l’unica eccezione è Bohemian Rhapsody). Tuttavia, i grandi guadagni non vanno necessariamente a braccetto con la qualità, e non è detto che i titoli che resteranno dentro di noi nei decenni a venire saranno quelli che hanno sbancato al botteghino. Ci ricorderemo, per esempio, della Lady Bird di Greta Gerwig impersonata da Saoirse Ronan, della traghettatrice Pina Turco ne Il vizio della speranza, del canaro di Marcello Fonte nell’opera di Matteo Garrone. E proprio Dogman è la testimonianza più evidente di come non servano grandi nomi per fare grandi film; il 2018, a pensarci bene, non è stato esattamente l’anno delle grandi star, se consideriamo l’assenza o la scarsa visibilità di moltissimi divi sul grande schermo (ma non in tv, che continua a fare un po’ gola a tutti: solo quest’anno hanno esordito in ruoli da protagonisti Julia Roberts, Jim Carrey, Amy Adams, Emma Stone e Michael Douglas): infatti non hanno puntato sul richiamo delle celebrities Capri-Revolution o Chiamami col tuo nome; Sally Hawkins e Frances McDormand, le protagoniste de La forma dell’acqua e Tre manifesti a Ebbing, Missouri sono attrici di lungo corso che hanno sempre vissuto ai margini dello star system; persino i protagonisti di Aquaman e Black Panther sono stati consacrati come celebrità soltanto dopo aver impersonato gli eroi eponimi.

L’Italia e i suoi successi, dal piccolo al grande schermo

L’amica geniale

E che dire, infine, delle grandi soddisfazioni per l’Italia, specialmente all’estero? L’anno iniziato con i premi a Luca Guadagnino è proseguito con le gratificazioni al film di Garrone e al Lazzaro felice di Alice Rohrwacher, a Troppa grazia di Gianni Zanasi, La terra dell’abbastanza di Damiano e Fabio D’Innocenzo, Figlia mia di Laura Bispuri e le proiezioni internazionali di Loro di Paolo Sorrentino e Euforia di Valeria Golino, per non dimenticare poi la grande serialità televisiva ad alto budget e a larghissima distribuzione. Stiamo parlando, ovviamente, de L’amica geniale, poiché una serie italiana così, con un tale impiego di risorse umane, economiche e di tempo, in coproduzione con gli Stati Uniti, proprio non si era mai vista, né tantomeno potevamo vantare prima una nomination ai Critic’s Choice Television Awards come miglior serie drammatica. È soltanto l’ultimo exploit di un’annata che ci ha regalato titoli come Il miracolo, Il cacciatore, le nuove stagioni di Gomorra e de I Medici, la prima serie tutta italiana targata Netflix, Baby, e che ci prepara finalmente a diventare appetibili anche sul mercato internazionale.

Il meglio delle serie tv del 2018

Noi di Grado Zero abbiamo provato ancora una volta a riassumere il meglio del cinema e delle serie tv, obiettivo impossibile considerando quanti titoli vorremmo citare e che siamo invece costretti a lasciare fuori. Ci siamo presi la briga di stilare una classifica delle nostre dieci serie e dieci film del cuore di quest’anno. Non prendetele come tassative, ma piuttosto come un consiglio per recuperarli se ve li siete persi.

10. Daredevil (III stagione)

Per la critica l’ultima stagione di Daredevil eguaglia i fasti toccati dalla prima. Per alcuni, li supera addirittura.

09. Il miracolo (I stagione)

Politica e religione, due facce che ornano da sempre la stessa medaglia in Italia, nella serie in cui niente è come sembra.

08. Bojack Horseman (V stagione)

Bojack è l’unico in grado di cogliere l’assurdità e l’imperfezione del suo mondo, e i suoi sforzi di migliorare sé stesso sono vani quanto commoventi.

La casa di carta

07. La casa di carta (I stagione)

C’è chi si scaglia contro la presunta scarsa qualità di questa serie spagnola, ma intanto gli spettatori di tutto il mondo vogliono sapere come andrà a finire per Tokyo e il Professore.

06. L’uomo nell’alto castello (III stagione)

La serie ispirata a un romanzo di Philip K. Dick continua a sorprendere, inserendo altri tasselli a un mosaico così complicato da lasciare dubbiosi su quale possa essere la fine.

05. Le regole del delitto perfetto (IV stagione)

Molto più drammatica che thriller, questa stagione dimostra ancora una volta che il ritratto di Annalise Keating a opera di Viola Davis è praticamente perfetto.

04. The Handmaid’s Tale (II stagione)

Dopo un esordio così impressionante c’era il dubbio che le aspettative sarebbero poi state deluse. Invece la seconda stagione è sorprendentemente superiore alla precedente.

The Handmaid’s Tale

03. Hill House (I stagione)

Un dramma familiare in piena regola, mascherato da horror, che mantiene inalterata la tensione dalla prima all’ultima puntata.

02. Maniac (I stagione)

Due estranei sottoposti a sperimentazione farmaceutica in questa serie visivamente accattivante che riflette sui concetti di solitudine e normalità.

01. Sharp Objects (I stagione)

Ancora un dramma familiare, stavolta nelle vesti di un thriller, con due omicidi misteriosi sullo sfondo. Adrenalinico e commovente, con il talento di Amy Adams e Patricia Clarkson.

Il meglio del cinema del 2018

10. Un affare di famiglia (Hirokazu Kore-eda, Giappone)

Palma d’Oro a Cannes, il delicato, umanissimo film del regista giapponese su una famiglia povera eppure capace di accogliere una bambina maltrattata tra le sue braccia. Il vero capolavoro dell’anno, secondo molti critici.

09. Black Panther (Ryan Coogler, USA)

Chadewick Boseman è il primo supereroe nero ad avere un ruolo da protagonista in un cinecomic. Gli incassi sono schizzati alle stelle per questo film che è probabilmente il più politico della storia della Marvel.

Black Panther

08. Loro (Paolo Sorrentino, Italia)

La discussa ultima opera di Sorrentino ha il fascino di un cast d’eccezione dominato dal suo storico collaboratore, Toni Servillo, in una delle migliori interpretazioni della sua carriera.

07. L’isola dei cani (Wes Anderson, USA)

Un’influenza canina costringe tutti i cani in quarantena su un’isola, in questo brillante, bellissimo film d’animazione in stop-motion nominato a tutti i premi che contano.

06. Roma (Alfonso Cuarón, Messico)

Una storia che unisce il pubblico al privato, la vita della cameriera Cleo nella Città del Messico sconvolta dai tumulti nel film più personale di Cuarón, al culmine della sua perfezione tecnica e stilistica.

05. Avengers: Infinity War (Anthony e Joe Russo, USA)

Il mondo intero è rimasto a bocca aperta di fronte alla carneficina perpetrata dall’ultimo capitolo della saga de Vendicatori. Mai si erano visti tanti supereroi tutti insieme, e mai si era vista una simile strage prima d’ora.

04. Dogman (Matteo Garrone, Italia)

Il film italiano più acclamato dell’anno arriva dritto all’obiettivo raccontando una storia di violenza psicologica, prima che fisica, in uno scenario quasi postapocalittico in cui i cani sono gli unici esseri umani rimasti.

La forma dell’acqua

03. Chiamami col tuo nome (Luca Guadagnino, Italia, Francia, USA)

La scoperta della sessualità, la performance rivelazione di Timothée Chalamet, una colonna sonora straziante, un’Italia senza tempo e senza spazio immersa nell’arte, nell’azzurro del mare e nel sole d’estate. Impossibile non amarlo.

02. La forma dell’acqua – The Shape of Water (Guillermo Del Toro, USA)

Dopo un quarto d’ora ci si dimentica di guardare un film di genere fantastico e si crede di assistere a una love story con coordinate storiche (quelle della Guerra Fredda). E certamente la coppia protagonista è già entrata negli annali.

01. Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Martin McDonagh, USA)

La storia di Mildred, la madre in cerca di giustizia che acquista spazi pubblicitari per istigare la polizia locale, a ogni scena prende una piega inaspettata e il film si fa sempre più irresistibile, emozionante e irriverente. Frances McDormand, Sam Rockwell e Woody Harrelson sono i tre grandi interpreti omaggiati in ogni dove per le loro performance.

Andrea Vitale

Andrea Vitale

Napoletano di nascita, correva l'anno 1990. Studia discipline umanistiche e poi inizia a lavorare nel cinema. Nel frattempo scrive, scrive, scrive sempre. Ama la musica e la nobile arte delle serie tv, ma il cinema è la sua prima passione. Qualunque cosa verrà in futuro, non abbandonerà la penna. Meglio se ci sia anche un film di mezzo.

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