In questo genere che ha dominato il palinsesto delle reti televisive private italiane di quei tempi, il racconto familiare era all’ordine del giorno; riflettendoci erano quasi tutte famiglie le protagoniste delle più trasmesse e popolari sitcom; pensiamo ai Robinson, a Otto sotto un tetto, Settimo cielo e così via. Ambientazione prediletta di queste sit-com sono gli spazi chiusi: la casa stessa, ovviamente, è il set “naturale” di ogni episodio, così come talvolta l’ambientazione è la scuola: le vicende familiari si snocciolano all’interno del nucleo primario e niente e nessuno riesce a entrare – e molto spesso a uscire, ad allontanarsi – dal nido. Un diffuso benessere, una sfrenata ironia sottolineata dalle risate finte che interrompono ogni battuta, la risoluzione poco problematica di ogni vicenda negativa: queste appaiono le principali caratteristiche di quasi tutti i racconti familiari di sit-com.
Oggi le serie tv sono prodotti molto più elaborati, in grado di competere, e talvolta superare, le pellicole cinematografiche; sono sofisticate ed elaborate a livello narrativo e tutt’oggi non mancano i racconti familiari, che si complicano e diversificano. Dai Soprano, fino ai più recenti Empire e Transparent, la famiglia non è più rappresentata in una modalità standard: generalmente essa appare – se si escludono alcune eccezioni come Modern Family – come luogo all’interno del quale vengono sviscerati problemi di varia natura e dove la risoluzione non è mai immediata né indolore.
La famiglia delle serie tv sembra al meglio rappresentare la crisi dei valori davanti alla quale la postmodernità ci ha più volte messo di fronte e questo probabilmente perché una famiglia è un piccolo microcosmo all’interno del quale riproporre dinamiche in atto all’interno dell’intera società.
I vari soggetti sitipizzano e tutte le problematiche vengono evidenziate riportate a una dimensione con la quale lo spettatore riesce più facilmente a familiarizzare. Se intendiamo la famiglia stessa come valore, il gioco di paragone risulta ancora più semplice, ricordandoci come il periodo delle risate, finte e sfrenate sia da un bel po’ concluso. Cosa è importante rintracciare: che attraverso la famiglia, tanto in letteratura quante nel cinema, nelle fiction, nelle serie tv, la narrazione di un piccolo gruppo vuole essere quella di un gruppo più ampio: gli attacchi di panico del boss mafioso protagonista dei Soprano, potente e fragile, probabilmente sono gli attacchi di panico dell’intera società americana, che si trova a chiudere il Novecento in prede ad allucinazioni, molto simili a quelle di Tony, che vede nel cielo volare uccelli inesistenti; la sua crisi del potere – paterno e mafioso – è la crisi di un’intera nazione.
Anna Giordano
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