Grace Paley si fa strada fra i suoi colleghi con una produzione esigua – soli quarantacinque racconti in quarant’anni -, ma fa in modo che la sua voce sia ben chiara e forte. Le sue storie si sviluppano in un tempo immobile nel frenetico circuito del mondo, e la raccolta di racconti Più tardi nel pomeriggio può essere letta come un’unica grande storia: la narrazione di un’attesa, di un rimando a un tempo che verrà.
La sensazione di staticità, di una quiete prima della tempesta, è costruita in modo sottile e delicato. I diciassette racconti si susseguono in un ritmo lento, pacato, come una lunga narrazione con brevi intervalli. I personaggi, infatti, sono sempre gli stessi, sono solo i punti di vista a mescolarsi. Le loro storie nascono per strada, dove Grace Paley adora ascoltarle. L’ascolto è, secondo la scrittrice statunitense, una responsabilità dello scrittore e per farlo occorre tendere un orecchio alla lingua della poesia e della letteratura e un altro alle voci della casa, della strada, del quartiere. Per questo le sue storie si scrivono in due momenti: il primo in cui ascolta la voce della letteratura passata, e il secondo, in cui l’innovazione si fa spazio e la pagina si popola di storie di vita vera, che Grace Paley offre al lettore nella veste originalissima del suo stile.
Il vero protagonista di questi racconti, però, è uno solo e non ha un nome; Faith, Ann, Susan, Ruth, Selena, sono le molteplici sfaccettature di un unico personaggio: la donna, protagonista indiscussa non soltanto delle storie, ma della Storia. Tutti questi personaggi femminili incarnano l’attivismo politico americano, o piuttosto, il ricordo di quell’attivismo, pregno di tutta la forza dell’ideale femminista. Le rimembranze, le attese, i racconti, tutto è intrappolato in un complicato sistema d’intrecci e mélanges, che rende la scrittura di Grace Paley unica nel suo genere.
Più tardi nel pomeriggio non è soltanto l’esclamazione entusiastica di un’ex attivista politica che ricorda con fervore gli anni infiammati del comunismo tra i giovani americani della generazione appena scomparsa, ma è anche l’ossessione malinconica di una madre che cerca di rimettere insieme le briciole dei propri errori come genitore.
Secondo mélange: Grace Paley nasce a New York, ma le origini ucraine e la cultura yiddish dei suoi genitori contribuiscono a dare alla sua voce una forza e una melodia singolari. Le sue pagine riecheggiano sia delle note polemiche ma armoniose della narrativa americana degli ultimi cinquant’anni, sia dell’asciuttezza e del rigore della letteratura russa. Oriente e occidente sono estremamente vicini nelle pagine di Più tardi nel pomeriggio, fin quasi a toccarsi. Tutto l’oriente comunista, soprattutto quello cinese di Mao Zedong, invade inesorabilmente le pagine di storie di vita americane. Sinologi, viaggiatori e sognatori guardano continuamente al lontano oriente e si lasciano ispirare, lasciano che diventi parte integrante delle loro lunghe disquisizioni politiche e artistiche.
Tutti i personaggi di Grace Paley si interrogano, attaccano le idee altrui e difendono le proprie, nell’atmosfera immobile di un tempo che non ci appartiene più, di un mondo che “si sta ritraendo da noi in velenoso disgusto”. Nessuna di queste discussioni si conclude realmente; ogni parola è offerta come un succulento assaggio, in modo che il lettore desideri ardentemente l’intera pietanza. L’ultima portata non viene mai servita; si immagina che arrivi più tardi nel pomeriggio, e nel frattempo è inevitabile domandarsi: che sapore avrà?
Anna Fusari
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