Chiacchierare con Andrea Trolese è cosa buona e giusta.
In un periodo di barriere mentali e ponti che crollano, incontrare chi attraverso la scrittura (oltre allo sforzo fisico, anche se spesso le due azioni si sovrappongono) sta tracciando un nuovo personale percorso di vita è una sorta di scrub per l’anima.
Prima di tutto. Chi è costui? Be’, è facile pensare che la sua definizione sia ben custodita nel ricettario di qualche barman errante. E se per caso ne trovaste uno (di solito bazzicano tra la Mongolia, Desenzano e Dubai) ricevereste risposte del tipo: «Ah, il Trolese sbagliato? Semplice: riempi il calderone di Panoramix con 1/3 di ghiaccio, 1/3 di mestieri disparati e 1/3 di “Sai che c’è? Pandemia o no, prendiamo la Panda e scopriamo l’Italia col baratto e il passaparola”. Mi raccomando: agitato, non mescolato.»
Insomma, dopo essersi reinventato n-volte ha deciso – insieme a Olga, perché ok il tasto Condividi è bello però non esageriamo – di pubblicare L’Italia in PandAmia, una raccolta di pensieri (o vepovtage navvativo, se si è vadical chic) a proposito della nostra condizione attuale, tra voglia di riscatto e riscoperta dei valori nascosti sotto cumuli di spam.
Ma, come dicevo, questa è una chiacchierata con l’autore. E dopo mesi trascorsi in viaggio a conoscere persone e realtà, scopriamo che il suo concetto di viaggiare è sempre stato affine al viaggiatore rispetto al turista, che la sua è una “curiosità zoologica” verso i comportamenti umani e che per lui il viaggio deve essere comunque funzionale a qualcosa. Nel libro scrive “Desiderio, quasi il bisogno, di viaggiare“, ed è interessante scoprire quanto sia cambiato durante la riscoperta dell’Italia, dato che inizialmente l’impressione è di avere a che fare con una persona incline a sentire il formicolio dopo qualche tempo dalla visita di un luogo, preso dalla voglia di vederne un altro. «È un viaggio nato dalla disperazione – sentenzia il buon Andrea – e comunque prima ero un pessimo ascoltatore, verso me e gli altri, mentre durante ogni tappa del viaggio ho iniziato a fantasticare su come sarebbe fermarsi e vivere in quel luogo. È il magnetismo della vita verso l’alto.» E “quel luogo” lo hanno raggiunto, lui e Olga, in quel di Trassilico, gestori di un rifugio che se si chiede indicazioni la risposta non potrà che essere “Raggiungi zona Garfagnana, seconda stella a destra, poi la strada la trovi da te”.
Se volete saperne di più in merito – si scrive “se” ma è un imperativo – il racconto della scoperta di Trassilico è leggibile QUI. E vale la lettura, nessun dubbio in merito.
Dico davvero, conoscere Andrea è una continua sorpresa; nel parlare si viene a sapere che durante quel viaggio, a causa del baratto e del voler sfidare le restrizioni governative in epoca covid “toccando” i sentimenti delle persone, il duo Andrea&Olga erano soliti raccontare pillole di viaggio durante le interviste su Radio Deejay. E anche qui, alla domanda “Quando sei partito ti aspettavi un responso del pubblico sui tuoi spostamenti?” Andrea si dimostra uno scrittore consapevole: «Sì, all’inizio, diciamo grazie al momento marchetta. Ma la moltitudine solitamente non entra in profondità, il messaggio che quel viaggio racchiude è destinato a chi ha la necessità di volersi comprendere.»
E via così, a discorrere su come ci si possa sentire nel viaggiare con una Panda Van “rossa come una palla infuocata”, trasformarsi in chiocciola e giocare a Tetris per incastrare nel baule fino all’ultimo spillo.
Leggendo il suo libro, ci si imbatte in “Man mano che ci muoviamo, tutto sembra avere senso senza dircelo” e lì vien fuori l’educazione letteraria russa dell’autore, che da buon scrittore “non inventa ma ha la capacità di osservare per davvero”. Curiosità zoologica, l’ho già scritto vero?
L’Italia in PandAmia è una continua scoperta di citazioni e parole che si staccano dalle pagine per fondersi coi pensieri dei lettori, ma Andrea Trolese non è – per sua fortuna – una guida, un guru o un esempio. È una voce, è il Colonnello Kurtz che ti suggerisce all’orecchio quanta Bellezza e quante possibilità sono ancora in attesa del tuo primo passo, nascoste tra l’orrore e la cattiveria che la pandemia ha contribuito a far spurgare dall’essere umano.
Nelle chiacchiere con Andrea inevitabilmente si cerca una sorta di punto finale, curiosi di sapere quali siano i progetti di un artista così eclettico. «Il rifugio a Trassilico è uno stop tra il sempre e l’oggi. Adesso è il viaggio che arriva a me attraverso i discorsi dei clienti. Il rifugio è un luogo di confronti, di idee in divenire. La gente ha comunque voglia di non arrendersi alla realtà, di non accettare sempre e solo un parere come assoluto. Insomma: Trassilico è la mia nuova Panda lanciata a bomba contro l’ingiustizia.»
Luca Pegoraro
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