Generazione 56K – Ti sblocco un ricordo

Per chi è nato tra la fine degli anni ’80 e inizi  ’90 non può non identificarsi con i personaggi protagonisti della nuova serie italiana di Netflix prodotta da Cattleya e realizzata in collaborazione con The Jackal : Generazione 56K

Generazione 56K la Trama

Racconta in 8 episodi, la storia di un gruppo di amici in un costante flashback tra l’infanzia e il presente; tra gli anni Novanta e i giorni nostri.

Ambientata tra Procida e Napoli, Generazione 56K è una serie di genere comedy basata su un’idea di Francesco Ebbasta e Alessio Maria Federici. Gli episodi raccontano di Daniel e Matilda, protagonisti interpretati rispettivamente da Angelo Spagnoletti e Cristina Cappelli, da adulti e da Alfredo Cerrone e Azzurra Iacone  da ragazzini.

I due compagni di scuola, cresciuti sull’isola di Procida,  si ritrovano dopo oltre vent’anni a Napoli e il loro incontro sconvolge inevitabilmente le loro vite.
Accanto a Daniel ci sono gli amici di sempre Luca e Sandro (Gianluca Fru e Fabio Balsamo nella versione adulta e Gennaro Filippone ed Egidio Mercurio in quella da bambini) che, ormai adulti lavorano insieme per un’azienda che si occupa di inventare app, la naturale evoluzione di quello che facevano da bambini, quando procuravano ai loro compagni floppy disk con foto osé scaricate grazie alla lentissima connessione con il modem 56K.

Ieri e Oggi

La petite madeleine proustiana per questa nuova serie tv Netflix è il suono del modem 56K.

L’essere umano è in grado di identificare e ricordare un momento o un intero periodo della sua vita tramite un determinato profumo, un’immagine, una superficie o magari semplicemente un suono. Quest’ultimo è, ad esempio, il caso della cosiddetta Generazione 56K: associare la propria infanzia ed adolescenza al rumore provocato dal modem che portava per la prima volta internet nella casa della gente è il punto centrale di questa storia dove il passato diventa presente.

La  storia ci  viene raccontata facendo continui salti temporali tra la Procida degli anni ’90, calda, a misura d’uomo, color pastello con quelle atmosfere mediterranee de Il Postino, e una Napoli modernissima dove i protagonisti vanno a vernissage e a feste di divorzio. Una Napoli moderna, profondamente europea e piena di vita, dove si sviluppano le app ma anche dove si mangiano i taralli caldi sul lungomare. Le due linee temporali si intrecciano in modo naturale.

Anche i personaggi, sia da adulti che da bambini, sono ben caratterizzati nonostante qualche cliché. La storia scorre veloce e si fa guardare  emozionandoci anche un po’, ma d’altronde chi non piange cantando Come mai degli 883 o Maledetta Primavera di Loretta Goggi (quanti ad un primo appuntamento si cimenterebbero in una performance del genere?).

Il protagonista di Generazione 56K  si dimostra un giovane ancora fortemente legato alla comunicazione dal vivo e all’ interazione con il prossimo, un po’ da boomer in alcuni momenti. La sua scintilla per gli appuntamenti ad esempio è Terminator: una sorta di prova del nove a cui vengono sottoposte le ragazze con cui esce e che gli permettono di capire se si trova di fronte ad una ragazza che come lui ha conservato il ricordo degli “anni più belli”. Se infatti queste conoscono la saga con Arnold Schwarzenegger o dimostrano quantomeno interesse per la trama ecco che dentro di lui scatta la scintilla che lo spinge a voler approfondire la conoscenza.

In un viaggio tra passato e presente,la storia si sviluppa in un doppio binario delle vite ma anche un doppio punto di vista rispetto alle situazioni che si creano, Generazione 56k è una storia d’amore tra Daniel e Matilda che fa da sfondo ad un racconto corale in cui ogni personaggio ti pone davanti a domande esistenziali: sei davvero felice del tuo matrimonio perfetto? Perché ti spaventa avere un figlio? Hai mai avuto paura di incontrare una persona che hai frequentato solo sui social? Ti andrebbe di vivere una storia a distanza?

Tutti i protagonisti della serie sono adulti di una generazione, 56K appunto, che grazie a internet ha così tante possibilità da avere paura di fare sempre la scelta sbagliata, nel lavoro, nelle relazioni personali e soprattutto in amore.

Una serie per passare la serata

Generazione 56K è sicuramente una serie leggera che si lascia guardare facilmente anche in una serata sola ( 8 episodi della durata in media di 20 min. ciascuno).
Punto di forza di questa serie tv è proprio quello sguardo nostalgico che ci fa gettare sul nostro passato.
Il modem 56K citato nel titolo e più volte ripreso nella serie è lo spunto emozionale che, per chi ha vissuto quella generazione, rappresenta un tuffo nel passato. Difficile non identificarsi, infatti, in Daniel dodicenne che scopre internet e non rievocare quel modem rumoroso e lento, che quando veniva usato occupava la linea telefonica, con conseguente arrivo di bollette salatissime.

Ma la storia d’amore costruita è forse troppo banale, già dopo i primi due episodi il pubblico capisce bene come finirà la storia e forse qualche colpo di scena in più sarebbe servito per rendere più accattivante la visione della serie, soprattutto negli episodi centrali che risultano meno scorrevoli rispetto alla fase iniziale e a quella finale della storia che, in ogni caso, trova il suo punto di forza nella leggerezza di cui si ha sempre più bisogno.


Generazione 56k non è brillante, innovativa, è una serie semplicissima e non sembra proprio niente di straordinario.
Però nella sua semplicità, nel suo perenne sapere di già visto: la goffaggine di Daniel che richiama in alcuni tratti Troisi per la gestualità, la voce spezzata, la citazione in ascensore ripresa dalla scena finale di “Pensavo fosse amore e invece era un calesse”, omaggi sicuramente, che  fanno divertire e emozionare, ma possono essere anche rischiosi.
Generazione 56k è la rappresentazione di una generazione, del loro approccio al mondo e del loro attuale disorientamento, fatto di genuina intenzione ed emozione.

Anna Chiara Stellato

Anna Chiara Stellato

Giovane napoletana laureata in lettere, da sempre innamorata della sua città, del dialetto e della storia di Napoli. Lettrice compulsiva, appassionata di cinema d’autore e di serie tv. Sorrido spesso, parlo poco e non amo chi urla.

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