Nelle ultime settimane, a causa del decreto #IoRestoaCasa (11/03), abbiamo dovuto giustamente interrompere la promozione di Déjà vu in tutta Italia. Infatti, dopo le date di Napoli, Pomigliano e La Spezia, erano previsti incontri su Roma, Padova, Bologna e molte altre date erano in via di organizzazione.
Tutto sommato, però, la nostra antologia di retelling un suo percorso l’ha cominciato, e da sola sta continuando a incontrare i lettori senza i problemi che hanno dovuto riscontrare altri scrittori o editori che si sono visti annullare eventi, presentazioni e fiere a ridosso dell’uscita della novità.
Per questo motivo in redazione ci siamo confrontati e abbiamo scelto di consigliarvi dieci titoli usciti a ridosso del lockdown. Non si tratta di recensioni, ma di semplici segnalazioni, nella speranza che alla fine di questo tempo sospeso siano i protagonisti a poter tornare a parlarvene come si è sempre fatto: viso a viso.
Non appena richiuse la portiera udì un colpo al finestrino, non molto forte, un toc-toc-toc con le nocche. Sussultò perché ancor prima di voltarsi aveva capito che era lui. Matty la invitò a scendere dall’auto con un cenno tranquillo e sorridente. Alicia scosse la testa. Lui insisté con un altro cenno, indicandole di abbassare il finestrino. Alicia lo abbassò di qualche centimetro. «Non essere paranoica, dai, non ti faccio niente, voglio solo parlare, on trattarmi così, come se non mi conoscessi, non ho mai alzato le mani su di te, cazzo, smettila di inventare storie a abbassa ancora un po’ il finestrino, non voglio urlare per parlarti qua in mezzo al parcheggio e devo dirti una cosa importante».
Alicia conosceva quel tono irritato, freddo, implacabile, incessante, e sapeva che non l’avrebbe lasciata andare via prima di dirle quello che doveva. Abbassò del tutto il finestrino, e prima che potesse rendersene conto lui aveva infilato dentro la mano e la tirava forte per i capelli.
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Primi anni ’90, in un piccolo paese del Monferrato. Di fronte a una tomba vuota un uomo recita un verso del profeta Geremia come una preghiera. Da quel preciso istante la vita del profeta e la vicenda drammatica del bimbo/Dio che non vuole più vivere si legano. Patrick il bambino, con le figure dolenti e folli dei suoi genitori, Geremia il profeta e le sue parole piene di ira e tenerezza, l’io narrante, sempre in bilico tra il tentativo di raccontare e il non senso del mondo, e Dio, che vive e muore, che odia e vuole redimere, sono le voci che si intrecciano in questo romanzo ibrido e complesso che narra la più semplice e antica delle storie: una storia d’amore e morte.
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Un’architettura che genera mutazioni nel comportamento umano, funzionali a rendere l’individuo felice. Questo è il progetto Bioma, teorizzato da Marta Fiani. A Tundra, la città-bioma perfetta, Diana vive nell’appartamento che fu della figlia di Marta, Lea. Diana, indagando tra le memorie di Lea – foto, lettere, quaderni – porterà alla luce il vissuto di Marta e di sua figlia, i ricordi, le aspirazioni e, soprattutto, il modo in cui il «modello Tundra» ha mutato le relazioni tra persone e la loro percezione del tempo – ma anche l’occasione per rispondere alla cruciale domanda: chi sono io?
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In un istituto, Anna esce dalla sua stanza e attraversa il corridoio per incontrare una psicologa. I suoi giorni si consumano così, tra le visite mediche e la compagnia delle coinquiline.
Dopo un’infanzia vissuta di stenti in una famiglia che sembra non accettarla e il rapporto con il fratello Michele, mai realmente amato, Anna si ritrova bloccata fuori dal mondo per motivi che non conosce e di cui sembra non curarsi, mentre dalle difficoltà emergono ricordi mai sopiti.
Ne Il tempo che resta, Michelle Grillo torna a raccontare vite lacerate ma mai interrotte, con una scrittura capace di tracciare con poche pennellate ritratti di umanità irrisolte.
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Ambientato in una delle contee più conservatrici di uno degli Stati più conservatori d’America, Biloxi è la storia di Louis McDonald Jr., un sessantatreenne senza più nulla da chiedere alla vita.
È il novembre del 2016 sulla costa del Golfo del Mississippi – a pochi giorni dall’elezione di Trump – e Louis è rimasto solo: il padre è morto e la moglie l’ha lasciato dopo trentasette anni di matrimonio. Ritiratosi a vita privata in attesa di una sostanziosa eredità che tarda ad arrivare, l’uomo trascorre le sue giornate a guardare reality show alla televisione e bere birra, tentando di evitare la figlia e l’ex cognato che, preoccupato per la sua salute, gli porta regolarmente i propri avanzi.
Un giorno, uscito a procurarsi le medicine per il diabete, Louis nota un cartello di fronte a una casa e, d’istinto, si ferma. Ad accoglierlo c’è Harry Davidson, uomo dal comportamento ambiguo che, pur vantando di possedere una decina di cani pronti all’adozione, gli offre soltanto Layla, una meticcia in lieve sovrappeso e dall’aria non particolarmente sveglia. Senza alcuna ragione apparente, Louis sente il bisogno immediato di prendersene cura e nel corso di pochi giorni i due diventano inseparabili. Louis si riscopre vivo: ritrova la forza di uscire, incontrare persone nuove, cantare, e a poco a poco i confini del ristretto orizzonte entro cui si era volontariamente confinato iniziano a espandersi.
Biloxi è una storia di rassegnazione e inaspettata rinascita, di limiti autoimposti e seconde possibilità. Dotata di un «occhio particolare per il dettaglio ordinario e rivelatore» (Joyce Carol Oates), con questo secondo romanzo Mary Miller si riconferma maestra del minimalismo e voce di spicco nell’odierno panorama letterario del Sud degli Stati Uniti.
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La divertente saga familiare di Karl Marx. Un Marx troppo umano che assiste inerme al fallimento dei regimi comunisti, al fianco di una moglie disillusa, tre figlie e una domestica fedele. Il tutto raccontato da uno scrittore squattrinato alle prese con un editore pignolo che lo bacchetta per il suo stile palloso e una sessuologa troppo femminista. Un Marx dei giorni nostri che vive grazie alla penna paradossale e visionaria di Juan Goytisolo, genio assoluto della provocazione. Un libro scatenato, irriverente e ironico. Un romanzo crudele e quanto mai attuale. La fine del marxismo raccontata come una soap opera, come un talk show.
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Quando non c’è giustizia, uccidere gli ingiusti è un atto divino. Questo pensiero si insinua nella mente di Jeanne la sera in cui la giovane donna guarda alla tv Jeanne d’Arc di Luc Besson. Non ci aveva mai fatto caso: lei, che vive segregata in casa, annichilita dagli abusi del marito, ha lo stesso nome della pulzella d’Orléans. E ha una missione da compiere, come le suggeriscono insistentemente le “voci”: parole che trasudano dalle pareti ogni volta che Milla, la bambina della porta accanto, accende lo stereo dall’altra parte del muro, alza il volume e condivide con lei canzoni di guerra e d’amore. Ma cos’è e dov’è la sua Orléans, la città che deve a tutti i costi liberare? Per raggiungerla, Jeanne sa che dovrà macchiarsi di sangue nei quartieri e nelle strade che ricalcano i luoghi della Guerra dei Cent’anni. Il suo compagno d’armi, il ribelle e dissoluto Gilles – come il controverso luogotenente Gilles de Rais – è l’altra metà di una coppia di moderni paladini della spregiudicatezza e del bene; o di impudenti e spietati killer. Con l’inconfessato desiderio di un altrove che ha l’insegna del Moonlight Motel.
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Dopo il divorzio con Alice, nella vita di Vincent non resta altro che il suo lavoro statale e il lontano traguardo del pensionamento. Dopo le ore lavorative passate isolato nel suo cubicolo appartato, le uniche interazioni umane che ha sono con un uomo anziano che vive in un’automobile davanti casa sua e un cane malconcio. Non avendo nulla da perdere, accetta di partecipare a un nuovo programma sperimentale, creato per incrementare la sua produttività facendogli vivere la sua vita ideale tramite l’esercizio di una rigida routine. Ciò che si materializza per Vincent è l’unico desiderio che covava nel profondo, ma i dubbi e i conflitti costanti tra ciò che è finzione e ciò che è reale minano la sua pace, mettendo a rischio l’intero esperimento.
Raccontato con ironia e tenerezza, “Vincent e Alice e Alice” è un romanzo su amore, solitudine e lavoro e su come quest’ultimo sottragga tempo ed energie alla vita; ambientato in un mondo leggermente diverso dal nostro, è popolato da personaggi eccentrici, con elementi di fantascienza distopica, critica sociale nonché del realismo magico che ha caratterizzato le altre opere di Shane Jones pubblicate in Italia.
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Possedere l’altro, primeggiare, schivare le attenzioni di una madre morbosa, meritare il riconoscimento di un padre inarrivabile sono i desideri che animano Bianca, fragile trentenne, ricoverata più volte in psichiatria per i suoi vani tentativi di suicidio. L’incontro con il filosofo Carlo Brama, ambivalente oggetto di desiderio, rende maggiormente precario il suo stare al mondo e apre un viaggio a ritroso nell’infanzia e nell’adolescenza pugliese, frugando tra i segreti di una famiglia borghese piena di scheletri nell’armadio. L’amore non è una fiaba a lieto fine ma una radiografia della psiche, un legame tanto carnale quanto spirituale che, come in un rito, nel suo compiersi conduce al trascendimento della ragione. Tra Carlo e Bianca c’è un gioco crudele che diventa una condanna, una tessitura di destini, sacra e terribile, cui cercano entrambi di sfuggire.
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Mastro Landone è riconosciuto come il più talentuoso artigiano e inventore che vi sia al mondo, ma entro i confini del principato di Lopezia è solo e infelice perché costretto a reprimere la propria sessualità. Finché l’apparizione del giovane Nerino non lo indurrà a concepire la più semplice e geniale delle sue creazioni, infrangendo le leggi degli uomini per assecondare quelle del desiderio.
Con una scrittura di ineguagliabile musicalità e grazia, che mima un italiano arcaico, Sinigaglia ci regala una novella che gioca con le regole della sintassi e della morale per lanciare una nuova sfida letteraria e farci riflettere sui labili confini tra realtà e inganno, verità e finzione.
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